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Attualità: 20 novembre: Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

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La giornata mondiale dell’infanzia e dell’Adolescenza nasce per celebrare ogni anno i diritti dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Fu istituita per la prima volta nel 1954 come Giornata Universale dell’infanzia. Si festeggia il 20 novembre per commemorare la Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959. In questa data, nel 1989, le Nazioni Unite adottarono la Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Un primo passo verso i diritti del bambino fu la “Convenzione sull’età minima” adottata dalla “Conferenza internazionale del lavoro” nel 1919. Ma la prima vera attestazione avvenne nel 1924 con la Dichiarazione di Ginevra durante la “Conferenza mondiale sul benessere dei bambini”, quando la quinta assemblea generale della Società delle Nazioni ratificò la “Dichiarazione dei diritti del bambino”.
La Convenzione è stata ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. L’ultimo Paese ad averla ratificata è la Somalia.
È fondamentale la protezione dei diritti di tutti i bambini per mirare ad un futuro dove non vi siano più discriminazioni, disuguaglianze e violenze, ogni giorno fin troppo perpetrate, soprattutto sulle fasce più indifese, prima tra tutte, quella dei fanciulli. Ancora oggi nel mondo, oltre 400 milioni di bambine e bambini vivono in aree di conflitto, sono tra i 10 e i 16 milioni i minori che rischiano di non poter frequentare la scuola perché costretti a lavorare o a sposarsi ed ogni anno più di 22.000 bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti, frutto di matrimoni precoci. I bambini denutriti, sotto i cinque anni, sono circa 5,7 milioni, più di 1 miliardo vive in aree ad alto rischio di minacce climatiche e probabilmente sono circa 710 milioni quelli che vivono nei 45 paesi a più alto rischio di crisi climatica. Nel 2020 inoltre, un bambino su tre, al di sotto dei 5 anni, ha sofferto di malnutrizione. La chiusura delle scuole e la crisi del lavoro hanno costretto le famiglie più povere a ricorrere al lavoro minorile: entro la fine del 2022 il dato potrebbe arrivare ad 8,9 milioni di casi, più della metà sarebbero bambini tra i 5 e gli 11 anni.
Numeri agghiaccianti, che dovrebbero far riflettere i grandi della terra e portarli ad aumentare gli sforzi per salvaguardare i diritti dei minori, assicurando loro protezione, cibo, acqua e rispetto della loro condizione di fanciullezza, maggiormente in questo momento storico, in cui sono sicuramente i più piccoli ad essere particolarmente a rischio.
In Italia, si dice che l’infanzia è “a rischio estinzione”. La popolazione al di sotto dei 18 anni è diminuita di circa 600mila minori negli ultimi 15 anni e la povertà assoluta è aumentata, facendo schizzare ad oltre 1 milione i bambini, le bambine e le/gli adolescenti ai quali mancherebbe lo stretto necessario per vivere. A questo si aggiungono i tagli all’istruzione ed ai servizi di prima infanzia.
Dall’inizio della pandemia 150 milioni di bambini sono caduti in povertà. Secondo l’Index, i Paesi più inclusivi per l’infanzia sarebbero Islanda, Nuova Zelanda e Svezia, seguite da Svizzera e Finlandia. In fondo alla lista, Niger, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan. In ultima posizione il Ciad.
L’Italia, nella classifica Index, sta al 22esimo posto; la pandemia ha avuto grandi e gravi effetti sui bambini: il nostro Paese ha segnato il record negativo in Europa per numero di giorni di chiusura delle scuole, con pesanti ricadute sull’inclusione dei minori dal punto di vista dell’istruzione.