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Lo “schema dei tiranti” per chiedere la tangente: parla l’imprenditore che ha denunciato il direttore dei lavori

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“Tutto è cominciato con la richiesta da parte sua di ridurre la lunghezza dei tiranti, che non è infondata, ma ero convinto che l’economia derivante da questa riduzione potesse compensare situazioni impreviste all’interno del cantiere. Quando poi mi disse questo risparmio, di circa 200.000 euro, sarebbe stato diviso tra noi in parti uguali, e lui avrebbe pagato i tiranti per l’intera lunghezza nonostante mi avesse chiesto di farlo più corto, lì ho avuto la certezza che stavo diventando socio di un disegno corruttivo a cui non avendo alcuna intenzione di aderire”. Ha tutta l’aria di uno ‘schema’ da replicare in altri cantieri il tentativo messo in atto da Basilio Ceraolo in quello di San Marco d’Alunzio, dove, secondo investigatori e magistratura, ha preteso da direttore dei lavori oltre 100 mila euro a titolo di tangente. “Mi ero abituato a richieste ostili da parte di mafia, ‘ndrangheta, ma ancora non da un direttore dei lavori”, spiega
all’AGI Fabio D’Agata, l’imprenditore che lo ha denunciato. Le opere includono la realizzazione di paratie in calcestruzzo, sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia e opere connesse (scavi, tubazioni e opere di drenaggi), per consolidare un costone roccioso franato diverse volte. Le imprese di D’Agata sono specializzate negli interventi sul dissesto idrogeologico, che la Sicilia vive in modo drammatico proprio in queste settimane di pioggia incessante e
violenta. “All’interno dell’appalto – racconta D’Agata all’AGI – lui aveva creato una grossa riserva, una lunghezza di 22 metri, che per il totale dei tiranti viene a costare oltre un milione di euro. In realtà se avesse utilizzato le relazioni geologiche allegate al progetto in maniera propria, avrebbe già potuto
prevedere tiranti più corti. Non conta tanto la lunghezza del tirante, ma l’ammortamento dello stesso tirante all’interno di uno strato roccioso stabile: una richiesta di riduzione dei tiranti non implica necessariamente una riduzione di stabilità. Questo, pero’, lui avrebbe potuto capirlo subito, dimensionando
zona per zona la lunghezza opportuna. L’avere lasciato la lunghezza a 22 metri mi fa pensare che lo abbia fatto intenzionalmente, per una riserva economica su cui andare a lucrare”. Quello degli interventi sul dissesto idrogeologico è un settore che sta molto a cuore a Nello Musumeci, commissario di governo
della Struttura diretta da Maurizio Croce. Eppure, proprio lì potrebbe annidarsi lo ‘schema’ scoperto a San Marco d’Alunzio: “Sì, secondo me – prosegue l’imprenditore che ha denunciato Ceraolo – lo schema esiste. In un passaggio dei colloqui avuti con lui in questi mesi mi disse ‘le imprese parlano bene di me,
dicono che i miei progetti sono ben fatti e si guadagna bene’. Era molto orgoglioso, mi faceva esempi di altre imprese e mi disse che un altro cantiere nella stessa area aveva aderito alle sue richieste in maniera preventiva, prima ancora di cominciare i lavori. Anche questo ho detto ai magistrati, ma non so se
hanno trovato i riscontri”. Ceraolo, oggi agli arresti domiciliari, ha “numerosi incarichi con la Regione e la Struttura del commissario, circa 7 o 8, e lui stesso mi parlava di successive aggiudicazioni: troppi incarichi per un solo professionista, e ciò potrebbe far presupporre qualche aggancio presso la stazione appaltante. Su questo non ho riscontri, ma credo che l’autorità giudiziaria stia lavorando anche in quella direzione”.