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“Indossa la mascherina”: dal rifiuto al raid punitivo contro un locale di Sant’Agata Militello

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I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sant’Agata di Militello hanno dato esecuzione a due provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti giovani santagatesi, per i reati di violenza privata, minacce, lesioni personali e danneggiamento, tutti aggravati ed in concorso ai danni di due membri dello staff di un noto locale della movida santagatese.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti per il 27enne Carmelo Presti, mentre al 20enne Antonio Tripodo è stato applicato il divieto di dimora nel comune di Sant’Agata Militello. Entrambe le misure cautelari, emesse dal GIP del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, sono state richieste dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti Andrea Apollonio, che ha diretto le indagini.
I fatti risalgono alla notte dello scorso 7 ottobre, quando un gruppo di giovani “capeggiati” da Presti, si era recato presso un locale pubblici, allo scopo di effettuare un raid punitivo per una presunta offesa subita qualche giorno prima da suo “figlioccio” Tripodo da parte di uno dei gestori del locale. Questi infatti avrebbe richiamato il ragazzo invitandolo ad indossare la mascherina e, al suo rifiuto, sarebbe nato un breve diverbio. Tripodo, quindi, sarebbe tornato sul luogo qualche giorno dopo assieme al Presti e al suo gruppo, di cui fanno parte anche ragazzi minorenni.
Dopo aver atteso l’orario di chiusura del locale ormai deserto, il gruppo passava alle vie di fatto, scagliandosi verso i gestori del locale, i quali, dopo aver subito un brutale pestaggio (con serie conseguenze fisiche per gli aggrediti) ed il danneggiamento di diversi arredi, sono stati costretti a trovare riparo all’interno dell’esercizio commerciale. Solo grazie al tempestivo intervento dei Carabinieri il raid punitivo si è fermato.
Nell’ordinanza di misura cautelare il giudice si è soffermato sulla “pianificazione dell’azione da parte degli indagati (l’uno quale “padrino”, l’altro quale “figlioccio” che al primo si rivolge per chiedere – e ottenere – “soddisfazione dell’affronto subìto”), capaci anche di riunire attorno a sé altri giovani (anche minorenni) che vedono nel Presti un leader cui prestare cieca fedeltà, anche nella perpetrazione di azioni così meschine, come quella di aggredire in cinque due ragazzi peraltro intenti, a differenza degli aggressori, a svolgere un’attività lavorativa”. Secondo il giudice, le misure cautelari sono giustificate anche dal rischio che il branco capeggiato dal Presti potesse lasciarsi andare a nuove violenze, volte ad affermare una sorta di predominio fatto di angherie e prepotenze sulla movida santagatese.