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Mafia: Sicilia/New York, un nuovo patto di mafia, gestito da un fedele di Messina Denaro

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Dall’alba di oggi è in corso una maxi operazione dei Carabinieri di Trapani che hanno eseguito 13 arresti nel feudo del boss latitante Matteo Messina Denaro, imprendibile di Cosa nostra. In carcere anche Francesco Domingo, ritenuto dagli inquirenti boss di Castellammare del Golfo e secondo i magistrati “vicino a Messina Denaro”. Domingo ha già subito diverse condanne, anche per associazione mafiosa. E, secondo quanto emerge dall’indagine, dopo ogni scarcerazione sarebbe tornato a guidare il mandamento mafioso di Castellammare del Golfo. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Palermo.

Le accuse a carico dei tredici arrestati dai Carabinieri di Trapani, vanno dall’associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Nell’ordinanza era inclusa una 14esima persona ma nel frattempo è deceduta. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni, tuttora in corso. L’operazione ha visto impegnati oltre 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi. In corso anche decine di perquisizioni. Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, “hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamamre del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015”, dicono gli investigatori. La famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 “e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere”. “La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie”, dicono ancora gli investigatori.A