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Truffa all’Asp di Messina: arrestato un medico. Altri 5 sospesi

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La Guardia di Finanza di Messina ha arrestato un medico della Asp e un noto farmacista e notificato la sospensione dalla professione per un anno ad altri 5 medici di base accusati di una maxitruffa all’Asp. Sequestrati preventivamente beni mobili, immobili e denaro per 50mila euro. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia.

I reati contestati agli indagati, in tutto 12, vanno dall’associazione per delinquere, alla truffa aggravata, al falso ideologico, all’esercizio abusivo della professione, alla somministrazione di morfina senza la prescrizione. L’indagine, denominata “Apotheke”, è nata da una denuncia presentata proprio dall’Asp di Messina per segnalare irregolarità nell’emissione di prescrizioni mediche per l’acquisto di farmaci molto costosi (le cosiddette ricette rosse) nei confronti di cittadini che avevano l’esenzione dal ticket per motivi reddituali.

Le prescrizioni venivano portate poi a rimborso dai farmacisti che avevano venduto le medicine. Dalle indagini è emerso che le prescrizioni mediche anomale venivano utilizzate per acquisti effettuati quasi esclusivamente in un’unica farmacia territoriale dell’ASP di Messina della zona sud della città. La Finanza ha acquisito documentazione sanitaria e sequestrato numerose ricette mediche in vari uffici Azienda Sanitaria scoprendo l’esistenza una organizzazione criminale, composta dal titolare della farmacia, due dipendenti, dalla madre del farmacista e da un medico di base dell’ASP, che commetteva truffe per avere rimborsi pubblici.

La banda aveva come base logistica la sede della farmacia messinese che, in breve tempo, ha visto aumentare in maniera esponenziale i flussi di vendita passati dagli 827mila euro del 2015 a oltre un milione e mezzo nel 2017. Un volume d’affari in controtendenza con i minor flussi di vendita di tutte le altre farmacie.

Il business inventato dava tali guadagni da far passare in secondo piano l’interesse per l’ordinaria attività di farmacia, cioè la vendita reale di farmaci ai consumatori, che per questo esercizio, era una mera attività di facciata. La Finanza ha accertato una vera e propria catena di produzione di false prescrizioni mediche, con l’approvvigionamento di ricette “rosse», sulle quali mettere le fustelle provenienti da farmaci scaduti o venduti a clienti compiacenti che non avevano esenzione ticket e ai quali venivano poi fatti sconti particolari. Successivamente, si passava alla preparazione di una contabilità amministrativa apparentemente regolare, finalizzata alla riscossione dei rimborsi chiesti mensilmente e successivamente liquidati dall’Azienda Sanitaria Provinciale.

Come è emerso dalle indagini, le prescrizioni sulle ricette rosse hanno riguardato, prevalentemente, farmaci costosi, generalmente prescritti in caso di trapianto di organi, trattamenti post chemioterapici, carcinomi del polmone. I farmaci, mediante false prescrizioni mediche sulle quali sono risultati apposti timbri e firme riconducibili ai sei medici di medicina generale convenzionarti con l’Asp oggi sospesi, venivano prescritti prevalentemente ad assistiti morti o inesistenti.
Molto grave il danno economico subito dall’Asp: dal 2016 in poi, l’azienda ha dato alla farmacia compensi superiori al milione, nel 2016 al milione e 200mila euro, fino ad arrivare a un 1 milione285mila euro nel 2018.