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Bimbo “comprato” a Castell’Umberto: 8 condanne decise in appello

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Si è concluso con 8 condanne il processo d’appello al Tribunale di Messina che vedeva imputate altrettante persone coinvolte nell’inchiesta “Copil” che tra febbraio e maggio del 2015 svelarono fatti e retroscena relativi alla “compravendita” di un bimbo rumeno.

La brutta storia, che all’epoca interessò tutta l’Italia, vedeva al centro due genitori di Castell’Umberto che si erano rivolti ad alcuni mediatori per avere un bambino rumeno, pagando 35mila euro.

Così in appello la coppia di genitori Calogero e Lorella Conti Nibali, sono stati condannati a 4 anni e 6 mesi di reclusione più 4000 euro di multa, Bianca Capillo di Messina 4 anni, Tindaro Calderone di Messina 3 anni e 6 mesi, Silvana Genovese di Messina, Aldo Galati Rando di Tortorici e Vincenzo Nibali di Castell’Umberto condannati a 3 anni e 3000 euro di multa.

La sentenza d’appello ha quindi in sostanza ridimensionato le pene inflitte in primo grado nel dicembre del 2018 e decise dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Messina.

Nel 2015 la coppia, la madre naturale del bimbo insieme al minore e alcuni degli “intermediari” erano stati fermati allo sbarco dei traghetti a Messina, di ritorno dalla Romania con quello che avrebbe dovuto diventare loro figlio legittimo, e per il quale avevano già ottenuto le false certificazioni che ne attestavano il parto mai avvenuto.

Le intercettazioni dei militari dell’Arma permisero di ricostruire tutti i retroscena e diversi mesi di trattative. La coppia Conti Nibali, da tempo trasferitati in Svizzera, aveva una figlia disabile e voleva un altro figlio. Dopo diversi aborti della donna, decisero di “adottare” un altro figlio, senza però attendere le lungaggini burocratiche e rivolgendosi a un “mercato parallelo”.

Hanno quindi contattato un gruppo di pregiudicati della vicina Tortorici, che in un primo momento in cambio di 30 mila euro aveva reperito un minore a Messina, convincendo una donna di Tremestieri a trasferirsi sui Nebrodi col figlio e la nuova famiglia. Ma qualcosa andò storto e la donna tornò a Messina con il bimbo. A quel punto i tortoriciani puntarono alla Romania, dove venne individuato un bambino, quello che al momento degli arresti stava entrando in Italia con la madre e un altro fratellino, e per il quale la coppia aveva già ottenuto i falsi certificati al comune di Castell’Umberto.