Il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha annunciato la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, del decreto “Resto al sud”.
Si tratta di incentivi per tutti i cittadini fino ai 45 anni di età, residenti nelle zone meridionali, che intendono aprire un’attività imprenditoriale nel Mezzogiorno.
È destinato a chi vive in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia o a coloro che vi si trasferiscono entro sessanta giorni o entro centoventi giorni se residenti all’estero, dalla comunicazione del positivo esito dell’istruttoria.
L’agevolazione consiste in un finanziamento, fino a 50mila euro, per la creazione di nuove attività che arriva fino a 200mila euro in caso di società.
Ma per cosa può essere utilizzato?
Copre i costi per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, per l’acquisto di impianti, macchinari, attrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all’avvio dell’attività.
Una parte del finanziamento è a fondo perduto e copre il 35 per cento dell’investimento. Il 65%, invece, è demandata ad un finanziamento bancario, garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi, i cui interessi sono interamente coperti da un contributo in conto interessi. In pratica il prestito va rimborsato entro otto anni dalla concessione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento.
Possono richiederlo professionisti che non devono “essere titolari di partita Iva per l’esercizio di un’attività analoga a quella proposta nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda di agevolazione. In particolare, non possono presentare istanza i soggetti che risultano essere titolari, nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda, di partita Iva associata ad un codice Ateco identico, fino alla terza cifra di classificazione delle attività economiche, a quello corrispondente all’attività oggetto di domanda di ammissione alle agevolazioni.
Ed ancora, non possono accedere all’incentivo coloro che hanno beneficiato, nell’ultimo triennio, a decorrere dalla data di presentazione della domanda, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità e chi chiede il finanziamento non deve risultare titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Per le attività libero-professionali svolte in forma individuale, non è necessario costituire società ma sono richieste unicamente la partita Iva e l’iscrizione all’ordine professionale.