La sezione misure preventive del Tribunale di Messina, presieduta dal Giudice Antonino Genovese, ha disposto la confisca dei beni per il tortoriciano Francesco Bontempo Scavo. L’uomo era stato coinvolto nell’opoerazione “Mare Nostrum” e successivamente nell’operazione “Libeccio” per le estorsioni avvenute tra il 2009 ed il 2010 nei confronti dell’impresa “Maltauro” che aveva eseguito i lavori del Parco Eolico di Floresta. A quanto pare alla base dell’estorsione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, non vi era la solita richiesta di pizzo, bensì la pretesa, presentata con violenza ed intimidazioni, che il figlio di Bontempo Scavo venisse assunto come guardiano notturno, in cambio di un corrispettivo mensile di 1500 euro, e la moglie, come addetta alle pulizie negli uffici della stessa azienda, con un compenso di 500 euro al mese. I lavori secondo i Carabinieri furono svolti però in maniera fittizia. Entrambi gli stipendi venivano dirottati su un conto corrente bancario intestato alla moglie di Bontempo Scavo, ma di fatto gestito dallo stesso. Per i Carabinieri le due assunzioni che fruttavano mensilmente circa 2000 euro, non erano altro che una richiesta di pizzo camuffata, un prezzo necessario per garantire alla società una impunità da furti e atti vandalici.
Pertanto, i giudici della Sezione misure di prevenzione hanno accolto la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Vito di Giorgio, che da anni si occupa dell’aggressione ai patrimoni mafiosi delle cosche tirreniche e nebroidee, disponendo la confisca di alcuni terreni nel comune di Floresta e delle quote sociali in capo allo stesso Bontempo Scavo del Ristorante “La Rosa dei Nebrodi”, per un valore di 10mila euro.