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Caporalato, scatta la confisca di beni per il raccuiese Rosario Di Perna

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Ammonta a dieci milioni di euro la confisca di beni eseguita della Direzione Investigativa di Catania nei confronti di Rosario Di Perna, imprenditore agricolo di Paternò e originario di Raccuia. La confisca disposta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania, segue il sequestro avvenuto nel mese di luglio del 2017 e riguarda svariati immobili costituiti da 20 fabbricati e da 48 appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Paternò, Belpasso, Biancavilla, Ramacca, Floresta, Patti per una estensione totale di oltre 50 ettari.

Rosario Di Perna nel marzo del 2015, assieme al figlio Calogero e ad altri indagati di nazionalita’ romena, fu arrestato nel corso dell’operazione “Slave”. Per la Dia aveva costituito un’associazione criminale che reclutava manodopera romena per l’impiego nelle campagne paternesi, in assenza delle garanzie minime di tutela dei lavoratori. Da violenze e minacce, implicite ed esplicite, a reati di estorsione costituendo quello che in gergo viene definito caporalato. Dopo l’arresto la Dia etnea ha svolto accertamenti patrimoniali non solo sul conto di Rosario Di Perna, ma soprattutto sulle attivita’ riconducibili ai familiari, in primis al figlio Calogero, titolare di un’impresa e cointeressato in una societa’ inserita nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Il patrimonio sequestrato comprende un’impresa individuale ed una societa’ che operano nel settore agricolo, rapporti bancari, numerosissimi immobili.