Cresce del 173 per cento il numero di bottiglie di vino della “Doc Sicilia” prodotte nel 2018: oltre ottanta milioni di “pezzi”, con una previsione per quest’anno di superare i cento milioni. In crescita anche la “Doc Etna” e le certificazioni per i vini di qualità aumentate di quattro volte. Nel contempo, l’Isola si conferma il territorio più vitato del Paese e la Regione italiana alla quale l’Ue assegna le maggiori risorse comunitarie per il comparto: oltre 55 milioni di euro, a testimonianza della capacità di spesa e di piena attuazione degli obiettivi prefissati dal Programma europeo.E’ con questi numeri che la Sicilia si presenta al Vinitaly 2019, che ha aperti i battenti domenica a Verona. L’Isola è presente, alla 53ma edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati, con 147 aziende provenienti da tutti i più importanti territori vocati alle produzioni di qualità. All’interno dell’ormai classico padiglione 2 – inaugurato dal presidente della Regione Nello Musumeci – gli stand affollatissimi di esperti e curiosi, occupano una superficie di tremila metri quadrati. Prevista anche quest’anno un’area istituzionale che ospita incontri con buyer internazionali, masterclass dedicate ai territori più rappresentativi della Sicilia e degustazioni di vini sperimentali.L’inaugurazione è stata anche l’occasione, da parte del governatore, per illustrare alla stampa specializzata le strategie messe in campo dalla Regione in un comparto che, anno dopo anno, cresce sempre di più. «La Sicilia – ha sottolineato con soddisfazione Musumeci – da decenni è protagonista a Verona. I vini rappresentano una delle eccellenze enogastronomiche dell’Isola, che servono anche da promozione per il territorio. Il “brand Sicilia” è sempre più capace di conquistare nuovi mercati senza temere concorrenti. I risultati ottenuti nell’ultimo anno sono straordinari e premiano quegli imprenditori che hanno saputo investire in qualità. La Regione è pronta a sostenere i loro sforzi e ad affiancarli nella conquista di nuove fette di mercato, ancora di più di quanto fatto in passato».All’affollato incontro con la stampa, moderato dal giornalista Fabrizio Carrera, insieme agli assessori all’Agricoltura Edy Bandiera e al Turismo Sandro Pappalardo, erano presenti anche: Andrea Farinetti, patron insieme al padre Oscar della catena di grande distribuzione Eataly e ultimo imprenditore non siciliano, in ordine di tempo, ad avere scommesso sulla Sicilia del vino; e Stevie Kim, brand manager di Vinitaly International, fondatrice della Vinitaly Accademy, colei sta divulgando, attraverso i suoi oltre duecento “ambasciatori”, le produzioni vinicole di qualità dell’Isola nel mondo.«In Sicilia – afferma l’assessore Bandiera – non si è mai bevuto bene come oggi grazie ai vini siciliani. Il made in Sicily conferma il suo trend di crescita in termini qualitativi e quantitativi. Basti pensare alla certificazione dei vini targati Doc, che in cinque anni è cresciuta in modo esponenziale passando, per avere un’idea, dagli 832 certificati emessi nel 2013 per 287 mila ettolitri, ai 2.371 certificati rilasciati nel 2018 per 933 mila ettolitri. La certificazione dei vini di qualità si è quadruplicata. Ciò è stato possibile grazie al miglioramento della capacità produttiva, delle conoscenze tecnologiche e della comunicazione».Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i presidenti delle Associazioni di produttori, rappresentative delle imprese partecipanti: Leonardo Agueci (Providi e Vitesi, con 62 aziende), Alessio Planeta (Assovini, 44 aziende) e Antonio Benanti (Consorzio Etna Doc, 41 aziende).«La Sicilia – ha aggiunto con orgoglio l’assessore Pappalardo – è una meta sempre più ambita e più desiderata dal punto di vista turistico. E il merito di questo nuovo trend va ricercato oltre che nelle eccellenze del territorio anche nell’enogastronomia siciliana che non ha concorrenti».
La partecipazione alla 53 esima edizione del Vinitaly conferma un primato: la Sicilia è la regione più vitata d’Italia con 97.063 ettari, seguita dal Veneto con 94.291 ettari e dalla Puglia con 88.417 ettari. Le cifre sono aggiornate al luglio scorso.Dei 97.063 ettari che compongono il Vigneto Sicilia, 73.601 sono rivendicabili come vigneti a “Denominazione d’origine” (Do) o a “Indicazione geografica” (Ig), ovvero con produzioni che seguono specifici disciplinari orientati verso la qualità, mentre i rimanenti 23.462 ettari sono classificati come produzione di vino varietale e generico (vino da tavola). L’orientamento del Governo Musumeci è di ridurre al minimo la superficie a “vino da tavola” migliorando pertanto la qualità per incrementare la competitività sui mercati dei prodotti siciliani.
Il territorio regionale consta di ben 24 denominazioni d’origine controllate (Doc regionali) e una sola denominazione d’origine controllata e garantita (Docg, Cerasuolo di Vittoria).Tra le performance del vino siciliano in questo 2019 non possono sfuggire i dati relativi all’imbottigliato di alcune Denominazioni. In particolare la Doc Sicilia, presieduta da Antonio Rallo, che oggi conta 388 aziende e più di 7mila viticoltori, che nel 2018 ha registrato una crescita del 173 per cento rispetto all’anno precedente, con 80,5 milioni di bottiglie contro i 29 milioni del 2017 e un trend dei primi mesi del 2019 che si proietta verso i 100 milioni entro la fine dell’anno.Trend di crescita del 5,4 per cento pure per la Doc Etna con 3,6 milioni di bottiglie nel 2018 contro i 3,4 dell’anno precedente.Si registra altresì una flessione per l’Igt “Terre Siciliane” che nel 2018 registra circa 127 milioni di pezzi confezionati (bottiglie e confezioni alternative) contro i circa 172 milioni del 2017; tale dato induce a ritenere che il vino siciliano si sta spostando verso la denominazione d’origine (Do).I dati citati in questo comunicato sono stati forniti dall’Istituto regionale vino e olio (Irvo), dal dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana e dal Consorzio Doc Sicilia.
La Sicilia è prima regione in Italia per risorse comunitarie assegnate alla vitivinicoltura. Per la campagna 2019-2020, a testimonianza della capacità di spesa e di piena attuazione degli obiettivi prefissati dal Programma comunitario, sono 55,5 i milioni di euro assegnati per le diverse misure dell’Ocm vino, di cui circa 34,5 per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, 8,8 per la promozione presso i Paesi terzi, 11 per gli investimenti e 700 mila euro per la vendemmia verde. Vale la pena ricordare che, a partire dall’avvio delle misure “Ristrutturazione e Riconversione Vigneti” (anno 2001) e “Investimenti” (anno 2012) e sino al 2018, sono stati ristrutturati/riconvertiti, a livello regionale, 60.291 ettari di vigneti per una spesa complessiva di 501,7 milioni di euro suddivisi su 21.239 beneficiari; per quanto invece concerne la misura “Investimenti”, e sempre sino al 2018, sono stati finanziati 232 progetti per una spesa complessiva di 99,8 milioni di euro.
Il Catarratto è la varietà di uva più coltivata in Sicilia, nonostante la struttura della vitivinicoltura è, negli ultimi dieci anni, profondamente cambiata. Nel 2009 la varietà maggiormente coltivata era costituita dal Catarratto (Comune e Lucido), con una superfice complessiva di 63.653 ettari, pari al 46,50 per cento della superficie vitata regionale, seguita dal Trebbiano toscano con 16.558 ettari (12,10 per cento), dal Nero d’Avola con 14.645 ettari (10,70 per cento), dall’Ansonica con 11.650 ettari (8,51 per cento), dal Grecanico con 6.540 ettari (4,78 per cento), dal Nerello mascalese con 5.560 ettari (4,06 per cento) e da un gruppo di altre varietà minoritarie per complessivi 18.286 ettari (13,36 per cento) in una superficie vitata regionale complessiva pari ad ettari 136.894.A oggi la caratteristica che subito si nota maggiormente è la forte contrazione della superficie vitata complessiva regionale, ma anche una redistribuzione più eterogenea del panorama delle varietà coltivate, con la consistente presenza di molte varietà internazionali ed una riscoperta/valorizzazione di molte varietà autoctone; ecco pertanto che si nota che i Catarratti (oggi riuniti in un’unica varietà) rimangono sempre al primo posto con un incidenza complessiva di circa il 33 per cento della superficie vitata regionale, il Nero d’Avola per il 16 per cento circa, il Grillo per il 7,5 per cento circa, l’Ansonica per il 5,5 per cento, il Syrah per il 5 per cento circa, lo Chardonnay per il 4,25 per cento circa.
I CONSORZI E LE ASSOCIAZIONI PROTAGONISTI AL VINITALYLe 147 aziende presenti al Vinitaly 2019 partecipano attraverso 3 Associazioni di produttori e un Consorzio di tutela.Providi e Vitesi, presiedute da Leonardo Agueci, sta consentendo la partecipazione di 62 aziende con un incremento rispetto al 2018 del 30 per cento circa. Le esportazioni medie delle aziende associate raggiungono circa il 50 per cento. Il valore della produzione per le aziende partecipanti (prezzi medi Ismea) raggiunge l’importo di 151 milioni di euro con un incremento rispetto al 2018 del 18 per cento.Con Assovini, presieduta da Alessio Planeta, partecipano 44 aziende. L’associazione sarà impegnata a organizzare “Sicilia en Primeur”, l’evento che ogni anno riunisce in Sicilia circa 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo, rendendo l’Isola protagonista assoluta sulla stampa mondiale. Per la sua XVI edizione, che avrà luogo a Siracusa dal 6 al 10 maggio, la Sicilia del Vino, anche quest’anno, svolgerà il ruolo di ambasciatrice attraverso i tesori della regione, per far conoscere alla stampa esempi di realtà produttive d’eccellenza e alcuni tra i principali beni dell’Unesco presenti nell’Isola.Etna Doc,presieduta da Antonio Benanti, sta partecipando con 41 aziende. Tra i dati più significativi il Consorzio Etna Doc segnala che oggi si imbottiglia il 92 per centro del vino Etna Doc certificato. In sei anni il numero di bottiglie prodotte a marchio Etna Doc e passato da 1,1 milioni a 3, 6 milioni.
LA SICILIA AL SOL AGRIFOOD: LE PERFORMANCE DELL’OLIOAl Vinitaly, negli spazi del “SolAgrifood” è prevista una rappresentanza di alcune tra le migliori aziende olearie della Sicilia, 27 produttori che porteranno a Verona gli oli dell’ultimo raccolto. La Sicilia – secondo i dati Ismea di gennaio su fonte Agea – considerando la media delle ultime 4 campagne, con una incidenza dell’11 per cento è la terza regione produttrice nazionale di olio di oliva dopo la Puglia (51,9 per cento) e la Calabria (13,6 per cento), seguita dalla Toscana e dal Lazio (4,3 per cento) e dalla Campania (3,5 per cento).Dunque le prime tre regioni Puglia Calabria e Sicilia – sempre secondo dati Ismea – insieme rappresentano quasi il 77 per cento dell’intera produzione nazionale. La Sicilia, con 569 frantoi attivi, è la terza in Italia, dopo la Puglia (902) e la Calabria (692), seguita dalla Toscana (395) e dalla Campania (356).