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“Liberi di scegliere”, dal film alla realtà

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“Liberi di scegliere”, ovvero di sperare in una vita migliore, lontana da una realtà criminale che soffoca la libertà di autodeterminazione: è questa la prospettiva di molti giovani nati e cresciuti in un contesto mafioso che, da quest’ultimo, vorrebbero prendere le distanze, ma non hanno gli strumenti per riuscirvi. A volte, però, un aiuto determinante può arrivare dallo Stato, come accade grazie al Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria e, in particolare, al giudice Roberto Di Bella, la cui opera ha ispirato il film “Liberi di scegliere”, recentemente andato in onda su Rai Uno, per la regia di Giacomo Campiotti.

Il lavoro del Tribunale prende le mosse dal fatto che, spesso, sono le misure alternative alla detenzione ad essere davvero efficaci nel tentativo di recupero dei minori che compiono reati legati all’associazionismo mafioso. In particolare, i giovani cresciuti in un contesto permeato dalla ‘Ndrangheta ritengono che l’appartenenza alla famiglia mafiosa sia l’unica strada possibile e per essa sacrificano un’intera esistenza. Ma molti di loro, al di là delle apparenze, vivono con forte disagio interiore la mancanza di un’alternativa ed il condizionamento proveniente da familiari ‘ndranghetisti o, comunque, vicini agli ambienti criminali. Per questa ragione, il giudice Di Bella, insieme ai colleghi, è riuscito talvolta a strappare da questa realtà alcuni minori desiderosi di andare incontro ad una vita diversa. Lo stesso magistrato, nel commentare il film dedicato a questa coraggiosa opera, ha dichiarato che è una drammatica sequela ben nota ai giudici minorili di Reggio Calabria, che hanno visto sfilare nell’aula del tribunale per i minorenni molti sfortunati ragazzi che potevano aspirare ad un futuro diverso e hanno ben chiaro un assunto: la ‘ndrangheta provoca sofferenza non soltanto all’esterno, ma soprattutto all’interno delle stesse “famiglie”. Per questi motivi il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria dall’anno 2012 sta adottando – in stretto coordinamento con la Procura della Repubblica per i Minorenni, con la locale Procura Antimafia e con il supporto dell’associazione Libera – provvedimenti civili di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale. Tali misure – che nei casi estremi comportano il temporaneo allontanamento dal contesto familiare e territoriale – si prefiggono l’obiettivo di fornire agli sfortunati ragazzi delle ‘ndrine adeguate tutele per una regolare crescita psico-fisica e, nel contempo, la possibilità di sperimentare orizzonti sociali, culturali e psicologici alternativi al contesto di provenienza. Dimostrare che il futuro non è già scritto e che si può essere protagonisti della propria vita è la finalità del progetto, nella consapevolezza che la ‘ndrangheta appare un destino inesorabile a chi nasce e vive in certe realtà familiari. L’obiettivo ultimo è quello di rendere tali giovani “liberi di scegliere”.

Il film racconta del giudice Marco Lo Bianco – interpretato da Alessandro Preziosi -, il quale giornalmente si confronta con i “discendenti” di famiglie ‘ndranghetiste, cercando di offrire loro un’alternativa. Tra questi vi è Domenico, il quale è intenzionato a distaccarsi dal contesto di origine. Adesso, dalla versione cinematografica si torna alla realtà, con un importante incontro che si terrà martedì 26 febbraio, alle ore 15:30, presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina, dal titolo Liberi di scegliere – Libertà dalla mafia e valori costituzionali, a cui interverranno il Prof. Antonio Saitta e proprio il giudice Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, oltre a Federica De Cola, attrice messinese e parte del cast del film ed alla dott.ssa Maria Baronello, Assistente sociale dell’Ufficio di servizio sociale di Messina. Sarà quindi proprio il protagonista del racconto cinematografico ad illustrare il lavoro svolto e la drammaticità di molti casi concreti, di giovani soffocati da una cultura nemica della libertà di scelta.