Le linee guida contro il randagismo

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Il potenziamento del sistema anagrafico dei randagi, delle procedure di censimento e identificazione; la differenziazione di strutture di ricovero pubbliche e private (distinte a seconda che si tratti di ricoveri per soggiorno o di rifugi sanitari); l’incremento delle sterilizzazioni; un codice deontologico e di autoregolamentazione di cui dovranno dotarsi le associazioni protezionistiche e di volontariato. Sono alcune delle misure contenute nelle nuove “linee guida per il contrasto al fenomeno del randagismo” che il governo Musumeci ha approvato e che saranno a breve tradotte in un decreto dell’assessore alla Salute Ruggero Razza.
Un documento che contiene indicazioni di carattere metodologico che la Giunta ha inteso affiancare al percorso normativo in evoluzione all’Ars e alle misure già adottate con legge regionale. Prevista una stretta sui randagi in circolazione che saranno individuati tramite l’attivazione di telecamere di video-sorveglianza e attraverso droni che perlustreranno il territorio realizzando video.
«Da parte del mio governo – sottolinea il presidente della Regione Nello Musumeci – c’è grande attenzione su una tematica che sta a cuore a molti, ma alla quale nel corso di tutti questi anni non è stata assegnata la giusta importanza. Le ultime tristi vicende, in alcuni Comuni dell’Isola, hanno giustamente acceso i riflettori sul triste fenomeno. Abbiamo voluto approvare nuove linee guida in modo tale che il comportamento degli operatori sia identico in tutta la Sicilia. Un notevole aiuto, comunque, dovrà arrivare dalle associazioni di volontariato che rappresentano un grande valore aggiunto, visto che ogni giorno vivono e affrontano sul campo i problemi. Forse non tutti gli aspetti del problema saranno risolti, ma se l’ottimo è nemico del buono accontentiamoci di questa fase sperimentale. E tra un anno, con l’aiuto del volontariato, capiremo cosa sarà necessario correggere».
Le nuove linee guida – indirizzate alle Asp, ai Comuni e alle Associazioni di volontariato – prevedono inoltre alcune limitazioni per i volontari, a cui attualmente è concesso per legge di poter accedere ai ricoveri senza particolari autorizzazioni: essi dovranno frequentare specifici corsi di formazione ed essere autorizzati in alcuni casi da un medico veterinario che gestirà le visite insieme a personale specificamente qualificato.
Il codice deontologico, diretto alle Associazioni di volontariato o che gestiscono rifugi, prevede che esse rilascino sempre ricevute per ogni donazione di denaro ottenuta, l’impegno a favorire le adozioni e a tendere sempre di più a realizzare strutture senza gabbie, infine il divieto di microchippare privatamente i cani ritrovati.