Glaucu di Pirandello a Tindari, tra mito e poesia

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    E’ andato in scena ieri, presso il Teatro Greco di Tindari, Glaucu di Luigi Pirandello, una delle due opere che l’autore tradusse, dal testo drammatico di Ercole Luigi Morselli, in dialetto agrigentino. L’opera, diretta dal regista Walter Manfrè, ha suscitato l’autentico consenso del pubblico presente, appassionato dalle vicende di Glaucu, povero pescatore siciliano il quale, per “mantenere” l’amore della pastorella Scilla osteggiato, per via delle umili condizioni del primo, da Forchis, padre della fanciulla, partirà per un viaggio avventuroso in cerca di fortuna e di gloria. Ma un destino non felice attende i protagonisti – interpretati da Giupi Randazzo e Fabiola Leone -; Glaucu, nel corso delle sue peregrinazioni, si imbatterà nella mitica Maga Circe, alla quale strapperà il bacio dell’immortalità; nel frattempo, però, sentendosi dimenticata, Scilla deciderà di compiere il gesto fatale di lanciarsi da una rupe, ponendo fine ai propri giorni e causando così l’eterno dolore a Glaucu, alleviato solamente dal canto del giovane pastore Musico. Quest’ultimo deciderà di raccontarne la storia, anche con finalità “didascaliche”, come esempio e monito per coloro che vanno in cerca della gloria e della ricchezza dimenticando di curare i veri sentimenti. L’opera, tra l’altro, ha voluto rappresentare anche un omaggio ad Andrea Camilleri che, nel 1970, diresse Glaucu proprio al teatro Greco di Tindari.

    Sul palco, oltre ai già citati protagonisti, si sono avvicendati, con ottima presenza scenica, Tiziana Bellassai, Virginia Bianco, Matilde Masaracchio, Manuel Manfrè, Sebastiano Presti, Sergio Spada, Alessandro Bonaccorso e con Aziz Kalas, Maurizio Modica, Angelo Vulcano, Riccardo Bulbo, Simone Puglisi, Valentina Floriddia, Flavia Giarracca e Maria Gina Taranto. Il cast degli attori, inoltre, è stato arricchito dalla straordinaria presenza di due “punte di diamante” del teatro e del cinema siciliano, Guia Jelo ed Andrea Tidona, rispettivamente impegnati nel dare vita alle figure di Circe e di Forchis, ottime guide degli allievi attori andati in scena dell’International Theatre Centre di Comiso, scuola di teatro diretta proprio di Walter Manfrè.

    Peraltro, non può essere trascurato il “tocco” musicale dato dalle musiche originali di Carlo Muratori che, con le sue composizioni, ha certamente impreziosito l’opera portata in scena, come anche testimoniato dal sincero gradimento del pubblico.

    Si è trattato, quindi, di un lavoro sicuramente ben riuscito, ricco di pathos e che ha evitato il rischio, anche grazie alle scelte del regista, di incorrere nel rischio di toni retorici o di “amplificare” eccessivamente i toni già drammatici dell’opera. La rappresentazione, inoltre, è stata accompagnata dal piccolo ed inconsueto fuori programma della pioggia, giunta quasi al termine dello spettacolo ma che non ha impedito agli attori di concludere la performance ed al pubblico di rimanere in teatro ad applaudire i tenaci attori. Anzi, lo scenario naturale creatosi, con la splendida visuale offerta dal Teatro Greco e di “fulmini e saette” in lontananza, ha affascinato gli spettatori presenti, quasi come un “regalo degli dei” in questo luogo mitico.

    Walter Manfrè ha affermato che Glaucu è una delle due opere che Luigi Pirandello tradusse in dialetto agrigentino. Un dialetto meraviglioso che diventa la lingua più adatta a raccontare il Mito di Glauco, eroe marinaro, e della pastorella Scilla. Una storia d’Amore, di Potere e di Morte che il drammaturgo dannunziano Ercole Luigi Morselli aveva scritto in un italiano aulico ed insopportabilmente barocco. Qui diventa musica, commozione, ironia, poesia pura. La storia affascina ed è meravigliosa nella sua semplicità. Noi la raccontiamo facendoci avvolgere dalla incantevoli musiche di Carlo Muratori e dalla partecipazione di circa 20 attori fra cui due protagonisti della scena teatrale italiana di inequivocabile notorietà e bravura.

    Infine, va certamente apprezzato il fatto che sul palco vi fossero molti giovani attori, tra cui i due protagonisti; si tratta di percorsi che vanno incoraggiati e vetrine come quella del Teatro Greco di Tindari, assieme a quelle di tanti altri teatri siciliani, non possono che rappresentare il “luogo giusto” per questi talenti.

    Benito Bisagni