Il Decreto Dignità è legge, ma la scuola trema

446

Il Decreto Dignità è stato convertito in legge con il voto di oggi pomeriggio al Senato che ha bissando la prima lettura dalla Camera di alcuni giorni fa. Un provvedimento che scontenta in primo luogo il mondo della scuola: secondo il sindacato Anief “il Parlamento ha deciso, di fatto, di licenziare di 50 mila maestri, sbarrare la porta a più di altri 100 mila, e aprire ad un concorso straordinario per appena 12 mila posti che darà il la all’ennesima corsa all’impugnazione in tribunale per via dell’esclusione illegittima di svariate tipologie di docenti abilitati, con servizio svolto, ma incomprensibilmente esclusi”. Il sindacato ha spiegato che la soluzione adottata con questo decreto “non risolve affatto il problema dei diplomati magistrale. E nemmeno quello, cronico per l’Italia, dei troppi posti vacanti, oltre 100 mila l’anno, che potevano essere coperti da subito con personale già scelto, formato, abilitato, esperto e che non chiede altro di essere collocato in ruolo su cattedre che ricopre da anni, se non da decenni”. Per il deputato di Fratelli d’Italia, Ella Bucalo, poi, “dignità non fa rima con disabilità. Prevedendo la trasformazione dei contratti da tempo indeterminato a tempo determinato, si va contro una categoria protetta: i docenti magistrali assunti in ottemperanza della l. 68/99. Questa, prevede l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone disabili è quindi indispensabile un intervento per salvaguardare i posti di lavoro di persone che già vivono quotidianamente il carico della propria disabilità. Doveroso per il Governo prevedere, per questi insegnati, la possibilità di potersi iscrivere in liste di collocamento ‘mirate’, dove cioè, non è necessario dimostrare di avere un reddito inferiore a 8000 euro (condizione necessaria oltre invalidità del 46%). Tale cifra, infatti, è facilmente superata da chiunque ha una regolare attività lavorativa. A queste persone, quindi, dobbiamo anche permettere, nel caso di vincita di concorso straordinario, la garanzia dei propri diritti”.