Op. “Hypnose”: rapina con l’ipnosi, sgominata banda di rapinatori

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All’alba di oggi, nelle Province di Palermo e Bergamo, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina in questa Provincia ed in quelle di Palermo e Bergamo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore Emanuele Crescenti, a carico di 6 soggetti (uno dei quali ancora attivamente ricercato) ritenuti responsabili – a vario titolo – di rapina aggravata in concorso mediante l’ipnosi delle vittime. L’indagine, convenzionalmente denominata “HYPNOSE”, è stata avviata nel gennaio 2018 dai Carabinieri di Barcellona, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa Rita Barbieri, ed ha consentito di documentare l’operatività di un gruppo di rapinatori – con base nella città di Palermo – i cui componenti hanno rapinato, nel corso di pochi mesi, numerose vittime, perlopiù anziane, individuate e derubate nei pressi di luoghi di culto o di ritrovo. Le vittime, dopo essere state avvicinate dagli indagati col pretesto di una finta compravendita di gioielli, percepivano un intenso “profumo” che unito ad altre tecniche di manipolazione ipnotica li induceva in stato confusionale e venivano persuase a recarsi presso la propria abitazione o presso i propri istituti di credito al fine di procurarsi il denaro che consegnavano ai malfattori.
Le indagini, sviluppate attraverso l’acquisizione delle testimonianza delle vittime e delle persone informate sui fatti, sull’esame delle riprese di sistemi di videosorveglianza che potessero avere ripreso gli abboccamenti tra i malfattori e le vittime, l’esame di tabulati di traffico telefonico, hanno consentito di giungere all’identificazione delle persone colpite dall’odierno provvedimento cautelare e sia fare luce su numerosi episodi che per il modo di agire è stato ritenuto configurare, non una semplice truffa ma il ben più grave reato di rapina.
I rapinatori, che agivano sempre in tre per volta, interpretavano una sceneggiatura ormai consolidata. Uno ricopriva il ruolo di marinaio straniero intenzionato a vendere gioielli, un secondo complice che fingeva di essere interessato all’acquisto ed il terzo infine quello di gioielliere in grado di valutare la merce e, talvolta intenzionato a sua volta a comprarla, La compravendita di gioielli era inscenata con lo scopo di coinvolgere la vittima.
La vittima era avvicinata dal primo soggetto, che si presentava come un marinaio straniero in transito che doveva vendere dei gioielli per i quali in caso di mancata vendita avrebbe dovuto pagare delle pesanti tasse doganali. Nel frattempo, sopraggiungeva un secondo soggetto che si intrometteva volutamente nella discussione chiedendo al marinaio di mostrargli i gioielli, precisando, però, la necessità di procedere ad una valutazione della merce da parte di un esperto, ad esempio un gioielliere. Il finto acquirente, quindi, si allontanava temporaneamente e ritornava in compagnia di un altro complice che si presentava come gioielliere e valutava i preziosi. Queste fasi, in genere, duravano anche fino a due ore, durante le quali la vittima e veniva fatta partecipe delle difficoltà del marinaio che avrebbe potuto subire un grave danno economico dalla mancata vendita o da quelle dell’ipotetico acquirente che non era in possesso di tutto il denaro necessario all’acquisto inoltre le vittime venivano blandite attraverso continue gestualità, abbracci, strette di mano al fine di creare un vincolo empatico. Inoltre in alcuni casi, attraverso questi contatti fisici, le vittime percepivano un profumo molto intenso, che provocava loro uno stato confusionale ed ipnotico. Al termine di queste lunghe manovre la volontà delle vittime veniva coartata e soggiogate e queste ritenevano di dare un contributo per l’acquisto dei gioielli ritenendo che consegnare il denaro fosse il giusto comportamento da tenere. I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina ricostruiti tutti i passaggi hanno eseguito 5 provvedimenti a carico di: Salafia Giovanni, 27 enne, di Palermo, Faija Michele, 59enne, di Cinisi (PA), Talamanca Gaetano, 51enne, di Palermo, Li Causi Matteo, 49enne, della Provincia di Bergamo, Immesi Giuseppe, 68enne, di Palermo, una sesta persona è tuttora attivamente riccercata.
Numerosi i reati ricostruiti tra cui alcuni emblematici del modus operandi.
Un uomo settantenne di Barcellona Pozzo di Gotto, avvicinato in via Roma, è stato posto in stato d’incapacità di volere e di agire mediante suggestione ipnotica e comunque tramite tecniche comunicative verbali e di gestualità tali da persuadere e manipolare la sua volontà, sino a farsi consegnare la somma di 3 mila Euro; in particolare, uno degli indagati nel ruolo di marinaio straniero intenzionato a vendere gioielli, Giuseppe Immesi, nel ruolo di possibile acquirente e un terzo soggetto (nel frattempo deceduto), nel ruolo di gioielliere, inscenavano una compravendita di gioielli nella quale coinvolgevano per diverso tempo la persona offesa sia verbalmente sia tramite ripetuti contatti fisici, tra i quali continue strette di mano, l’appoggiare più volte una busta contenente denaro sulla pancia e sul petto della stessa e nell’inserire nel taschino della sua camicia i finti gioielli. La vittima successivamente, ormai in stato confusionale, si recava presso la filiale della propria banca e, seguendo le istruzioni dei malviventi, prelevava la somma in contanti di 3 mila euro senza riferire al cassiere dell’istituto che, conoscendolo personalmente glielo aveva chiesto, il motivo del consistente prelievo e poco dopo consegnava il denaro ad Immesi davanti la porta della chiesa di San Sebastiano ricevendo in cambio un anello rivelatosi privo di alcun valore.
Un altro episodio riguarda una donna 45enne, sempre di Barcellona Pozzo di Gotto, alla quale gli indagati, mediante suggestione ipnotica e tramite tecniche comunicative verbali e di gestualità tali da persuadere e manipolare la persona offesa, hanno sottratto la somma di 3 mila euro.
In particolare, Salafia Giovanni, ricopriva il ruolo del marinaio straniero intenzionato a vendere gioielli, Faija Michele, il ruolo di interessato all’acquisto e Li Causi Matteo, quello di gioielliere ed inscenavano la compravendita di gioielli nella quale coinvolgevano, anche tramite continui abbracci la persona offesa, che dopo aver percepito un intenso profumo, in stato confusionale, si recava presso la propria abitazione e prelevava in contanti la somma di 3 mila euro che poi consegnava a Faija Michele all’interno della chiesa di San Sebastiano.