Truffa con le opere d’arte: falsario originario di Sinagra arrestato in Romania

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I carabinieri con la collaborazione della polizia romena hanno arrestato a Bucarest in Romania Sebastiano Giglia, 55enne originario di Sinagra che era latitante dal 2013 e che deve scontare 12 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, concussione, millantato credito e falsificazione di opere d’arte, nell’ambito di un’indagine che svelò una banda che realizzava copie di Franco Angeli, uno dei maestri della Pop Art italiana. Giglia è stato bloccato nel quartiere delle ambasciate, in una zona in cui era solito telefonare alla famiglia attraverso cabine telefoniche. Dalle indagini emerse che si occupava della certificazione delle opere di Angeli attraverso una società che millantava la proprietà dell’intero catalogo. L’organizzazione si serviva di un falsario in grado di riprodurre le opere in modo perfetto. In totale furono 650 le opere false scoperte, per un valore di 4 milioni di euro. I militari della Catturandi erano sulle sue tracce da dicembre 2017. Classe 1967, Giglia, originario di Sinagra, era finito nell’inchiesta “Half Dollar” condotta nel 2008 dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio: era considerato il capo di una organizzazione che falsificava quadri attribuiti ad Angeli. L’indagine era scaturita dalla segnalazione della presenza di opere di Angeli, palesemente false ma con una certificazione di autenticità, all’interno di un locale notturno di Roma.  I carabinieri erano risaliti alla società certificatrice, la Magi Arte di Milano con a capo Antonio Minniti: la società si dichiarava nei fatti “titolare” di tutta l’opera di Angeli e complessivamente “trattava” 650 dipinti per un valore stimato di 4 milioni di euro (se fossero stati originali). Dipinti che venivano materialmente falsificati da Tiziano Bertacco. Il millantato credito era arrivato al punto che, a livello internazionale, chi desiderava acquistare un’opera di Angeli sapeva di doversi rivolgere alla Magi Arte. La quale, oltre a “produrre” le croste, le vendeva sia a tu per tu sia nei canali online, anche autorizzati dal Ministero dei Beni Culturali. Tale era la precisione del falsario che diversi critici d’arte erano caduti a loro volta in inganno.  Il processo a carico di Giglia e dei complici è iniziato nel 2011. Nel frattempo, nel 2013 il messinese si è reso latitante e in tutto questo periodo ha continuato a lavorare, naturalmente più nell’ombra, nell’ambito del mercato di opere d’arte in tutta Europa. Recentemente, in particolare, aveva preso l’incarico di rappresentare un’artista romena (con studio a Bologna) in Italia e in Romania: in effetti i carabinieri della “Catturandi”, diretti da Marco Prosperi, lo hanno localizzato due volte all’Hotel Radisson di Bucarest e in due abitazioni differenti. La polizia romena lo ha cercato invano in quelle località: ad uno degli indirizzi, in particolare, alcuni vicini di casa, riconoscendolo dalla fotografia, hanno spiegato che Giglia aveva dichiarato di voler tornare in Sicilia, dove vivono l’ex moglie, le due figlie e la madre. Tuttavia le ricerche sull’isola non hanno dato i frutti sperati, così i militari si sono concentrati nuovamente sulla capitale romena. E alla fine l’uomo è stato “tradito” proprio dal legame con la famiglia d’origine: è stato sorpreso e arrestato in Strada Moliére, in un quartiere elegante di Bucarest. Poco prima aveva utilizzato una cabina telefonica di quella via per parlare con i suoi familiari. L’ex moglie di Giglia è l’attuale compagna dell’avvocato Rosario Pio Cattafi, accusato di essere uno dei capi dei clan barcellonesi alleati con i Santapaola.Giglia e l’ex moglie T.C. erano stati coinvolti, negli anni ’90, nellì’inchiesta “Aula Magna” sulla compravendita di esami universitari nell’Ateneo di Messina. In quel periodo lavoravano come ricercatori nel dipartimento di Statistica.