“Meno ambulanze del 118 sul territorio della Provincia”

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L’approvazione definitiva della nuova rete ospedaliera non placa le polemiche. A protestare non sono solo amministratori e sindacati, in campo scendono anche gli operatori del settore. Secondo il Comitato spontaneo del 118 “Il Servizio di Emergenza Urgenza Territoriale, invece di essere potenziato per sopperire ai potenziali disagi legati alla riorganizzazione ospedaliera, subirà invece, contrariamente a quanto atteso dalla lettura del D.M. 70/2015 dei tagli inaccettabili. Attualmente il 118 messinese consta di 37 Ambulanze (27 Mezzi di Soccorso Avanzato con medico a bordo e 10 Mezzi di Soccorso di Base con solo autista e soccorritore) e di 14 PTE (presidi territoriali di emergenza) distribuiti su tutto il territorio metropolitano, costiero e montano. Ma nonostante le peculiarità orografiche della nostra provincia, oggi si riesce ancora, seppur a volte a stento, a garantire che un intervento qualificato prestato dell’equipe di soccorso medico avanzato possa espletarsi entro un’ora dall’evento (golden hour) su tutto il territorio, affinché possa davvero cambiare la prognosi di ogni paziente in condizione di emergenza sanitaria.
Col nuovo piano regionale a Messina ci saranno invece 26 ambulanze (13 MSA con medico a bordo e 13 MSB senza medico) e 14 PPI (ex PTE) da chiudere sembrerebbe entro il 31 dicembre 2017. I disagi saranno trasversali, patirà tanto la città quanto la provincia.
Per portare degli esempi vi saranno solo nella città di Messina  due ambulanze con medico a bordo (MSA) che serviranno circa 250.000 abitanti, nessuna MSA nel territorio di Taormina dopo il G7, una sola MSA tra Messina e Milazzo, nessuna MSA nel territorio di Patti costiero e montano, e così via.
Inimmaginabile riuscire omogeneamente ad adempiere alle Linee Guida della Conferenza Stato Regioni del 1996, che raccomandano tempi di arrivo dei mezzi di soccorso in Emergenza nell’ambito degli 8 minuti in area urbana e 20 minuti in area extraurbana, e al contempo mantenere attivo, agli standard odierni,  il sistema di assistenza e cura per gli infarti e gli ictus sul territorio, già oggi penalizzati dalla mancanza di un’emodinamica e di una stroke unit nel bacino tirrenico.
Non dimentichiamo che lo stesso ministro Beatrice Lorenzin pochi giorni fa ha dichiarato che, sebbene i conti della Regione Siciliana siano migliorati grazie ai piani di rientro, i livelli essenziali di assistenza (LEA) sono però scaduti, ovvero non si è riusciti a rendere efficiente il sistema ma si sono solo ridotti i servizi all’utenza ma non gli sprechi.
La possibile ricaduta in termini di salute sulla popolazione è la vera paura percepita da tutti gli operatori che lavorano sul territorio, che reputano pertanto inapplicabile il progetto di riordino del servizio di emergenza-urgenza voluto da Gucciardi, quanto meno per il territorio messinese, prevalentemente montano e disagiato e con pochi servizi ospedalieri. A meno che non si pensi si possa demandare l’assistenza sanitaria in regime di emergenza-urgenza a figure alternative ai medici del 118, e comunque con un “parco auto” notevolmente ridotto, o addirittura di immaginare che i pazienti colti da malore sul territorio possano guarire da soli senza la necessaria assistenza medica….questo si sarebbe un bel risultato!”