“Alieni e Chiacchiere”: Federico Miragliotta si racconta..

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“Rilancio. Mi intrufolo da qualche parte mentre impalpabili bolle di sapone danzano, disegnando traiettorie impossibili. Si muove un tempo. Piccole cose.
Lo specchio è appannato da umidità e calore, cadute e speranza, micro eternità, tentativi pungenti e sfiancanti.
Tutto questo è già successo, è già altro.
Alieni si accalcano, spingono, urlano la loro esistenza.
Le stanze si affollano. Nessun inchino, niente da aggiungere e tutto da scoprire sotto voce.
Proiezioni, scarabocchi e confortanti immagini.
Fluttuo nel cammino. C’è l’urgenza di non lasciare andare, arginare la ferita, ricapitolare, inventariare.
Si smarrisce un’illusione, sboccia un sorriso e un pugnale, vecchie parole, virgole nuove, pensieri e sospiri scintillanti o riverniciati e pronti all’uso.
Tutta questa umanità sotto un tetto appena intravisto.
Qualcosa e qualcuno, ora, sono parte di me.
Comunque niente di importante.

Così Federico Miragliotta, orlandino, classe ’78, introduce la sua ultima raccolta di poesie, pubblicata per Armenio Editore. Lo abbiamo intervistato in occasione della sua classificazione come vincitore nella V edizione del Premio Letterario “La Capannina” di Piraino.

“Alieni e chiacchiere o comunque niente d’importante”: Federico Miragliotta torna a scrivere di poesia e lo fa anche senza prendersi troppo sul serio..

Torno a scrivere di poesia.. anche se in realtà non ho mai smesso. Questo nuovo lavoro nasce dopo una gestazione di circa 8 anni. Dopo l’ultimo testo di poesia, pubblicato nel 2008 “Io Freud non lo capisco”, è iniziata una lunga esperienza lavorativa che mi ha portato per anni a Lampedusa, dove ho lavorato nella prima accoglienza e con i migranti. Lì ho cominciato a prendere appunti.
Poi, circa due anni fa gli appunti hanno cominciato ad assumere una forma definitiva. Nel testo sono però presenti anche poesie scritte quando non ero ancora maggiorenne. Un po’ riviste, un po’ limate. E’ stato molto lungo il parto di questo lavoro.
Il titolo l’avevo già immaginato anni fa, ed è assolutamente un modo per non prendersi troppo sul serio. “Niente d’importante” fa proprio riferimento al punto di vista di una persona: il mio in questo caso. Quindi, niente di fondamentale in questo momento storico in cui qualunque cosa scriviamo, diciamo o “postiamo” viene “macinato” dal punto di vista mediatico nel giro di un secondo. Proprio per questo ho salutato con grande contentezza l’idea che il libro fosse in formato cartaceo.

“chiacchiere e comunque niente di importante” ma perché “alieni”?

Perché siamo tutti alieni. È un concetto fin troppo semplice. Non esiste la normalità. Ognuno di noi è un alieno. La definizione diventa forte dentro di me quando ripenso ai migranti che arrivano al porto di Lampedusa. Per me, quando arrivavano nella modalità della prima accoglienza, erano degli alieni rispetto alla “normalità”, alla quotidianità che viviamo.

Il libro ha guadagnato il primo posto alla V edizione del premio letterario nazionale “La Capannina”, e per questo è stato pubblicato..

Ho deciso di partecipare a questo concorso che viene indetto nel Comune di Piraino anche spinto dalle persone a me vicine e sperando di avere un risultato. Il premio è, quindi, stato lo strumento per poter pubblicare il mio libro e per poterlo promuovere, soprattutto a casa mia, nel mio paese e nel mio territorio. Fa sempre molto piacere.

74 componimenti uno stile semplice, diretto, da cui saltano fuori anche le influenze dello scrittore..

Ci sono indubbiamente Charles Bukowski e Raymond Carver. C’è un pezzo a cui sono particolarmente legato che è “Mr. Yetes” che fa riferimento – anche se il cognome viene storpiato – a Richard Yates, l’autore del romanzo “Revolutionary Roads”, che sicuramente è molto presente. Da lui ho catturato l’iperrealismo, il minimalismo descrittivo e il suo descrivere la realtà nuda e cruda per quello che è. C’è molto anche di Haruki Murakami, che reputo assolutamente un maestro della scrittura contemporanea, cui mi sono ispirato soprattutto in fase di revisione conclusiva. Si può trovare anche il “Giovane Holden” di J.D. Salinger. Ma soprattutto, c’è molto di Federico Miragliotta.

A proposito di “Mr. Yetes”: nel testo si incontrano diversi componimenti dedicati a dei fantomatici “Mr.”, chi sono questi personaggi?

I vari personaggi sono alterego dell’autore e allo stesso tempo alterego dei lettori. Il filo conduttore del volume è la fragilità. In questo libro ho fatto un lavoro di ricerca interiore tale per cui tutto parla di fragilità: la mia fragilità, la fragilità del quotidiano, la fragilità dei migranti di Lampedusa. I “Mr.” sono alterego dell’autore. Appuntati e quindi non definiti. Per ciascuno di quei personaggi potenzialmente un domani si potrebbe scrivere un romanzo compiuto, per cui lascio aperto uno spazio per scrivere altro.

Tornando a Lampedusa. È evidente che certe immagini non si possono cancellare, ritornano sempre agli occhi, prepotenti.

Questo è un momento storico in cui si parla molto di immigrazione. Ognuno esprime il suo punto di vista ed anch’io ho voluto esprimere il mio: molto minimale, molto personale, praticamente “niente d’importante”, in cui parlo di un’esperienza vissuta molto, molto da vicino, quale appunto la gestione del Centro d’Accoglienza di Lampedusa. Spero di avere la lucidità e la memoria per non dimenticare quello che ho visto. Ed arrivare alla pubblicazione è stato anche un modo per fermare e stigmatizzare certi momenti.

Dopo la premiazione a Gliaca di Piraino è adesso in programma un evento di presentazione a Capo d’Orlando.

Sto organizzando un bell’evento a Capo d’Orlando con persone per cui nutro una stima profonda. Sarà una sorta di grande evento di condivisione artistica. Il punto di partenza sarà “Alieni e chiacchiere” e poi si potrà stare un po’ insieme e discutere di poesia, musica ed arte in generale. L’evento si terrà il 6 novembre a partire dalle 19 alla Pinacoteca Comunale di Capo d’Orlando nello Spazio LOC.

Secondo Federico Miragliotta, la poesia è ancora viva?

Io credo di si. E’ molto viva. Anche grazie ai social. Anche nella stupidaggine di alcuni post. E’ viva ed ognuno trova la sua strada tra Facebook e Pascoli.