CAPO D’ORLANDO – Doppia presentazione in programma martedì 23 agosto alle 18,30, a Villa Piccolo. Protagonista della serata il giornalista e critico letterario Sergio Palumbo che presenterà due dei suoi ultimi lavori “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” e “Tre sogni, tre racconti” (Edizioni Le Farfalle). L’incontro, promosso dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella nell’ambito del ciclo “Ingressi di paesaggi”, verrà introdotto da Alberto samonà.
In “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” viene svelato come “Horcynus Orca”, il romanzo di oltre mille pagine che Stefano D’Arrigo pubblicò nel 1975 dopo una gestazione durata più di vent’anni. Il libro nacque come primo abbozzo nel 1949 a Scilla, sullo Stretto di Messina, nell’ambito di un progetto ideato con Renato Guttuso tra pittura e scrittura. A rivelarlo è stato per la prima volta il giornalista e critico letterario Sergio Palumbo in un convegno svoltosi all’Università di Messina per iniziativa dello stesso ateneo e della Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali per celebrare i quarant’anni dell’uscita del libro. L’opera edita da Mondadori fece di Stefano D’Arrigo uno dei più controversi casi letterari del secondo Novecento.
Sulla base di ricerche condotte da Palumbo su testi di Guttuso e D’Arrigo risalenti appunto al 1949, emerge il comune impegno dei due artisti in chiave neorealista di rivisitare miti classici, leggende e racconti popolari legati al microcosmo dello Stretto. Secondo un’impronta “vittoriniana” di ricostruzione materiale e morale dell’Italia dell’immediato dopoguerra, al centro del progetto erano l’uomo e il riscatto degli umili lavoratori, nuovi eroi del tempo moderno.
Realtà e leggenda, sogno e fiaba si mescolano in “Tre sogni, tre racconti” in cui emergono l’accuratezza per una Sicilia mitizzata e il gusto per una narrazione nitida. Si intraprende un viaggio iniziatico che svela uno stupefacente mondo altro, parallelo, immaginifico, partendo da personaggi, oggetti e luoghi sensibili. Appare così ne “Il segreto del raggio verde”, come in una visione onirica, la stralunata figura del barone Casimiro Piccolo di Calanovella, cultore della metafisica e pittore di acquerelli “magici”. Le sue fate e i suoi gnomi si materializzano quando un eccezionale fenomeno naturale propizia l’incantesimo a Villa Piccolo, la solitaria magione orlandina in cui viveva l’aristocratico occultista.
In forza di un contatto sciamanico tra il protagonista del racconto e una pianta cosmica, che è fonte di energia spirituale, in “Visione al castagno dei cento cavalli” rivive una singolare leggenda medievale. Il millenario, gigantesco albero detto “dei cento cavalli”, che si trova ancora alle falde dell’Etna, rivela in sogno il prodigioso incontro con una regina che sotto di esso, per via di un furioso temporale, aveva trovato riparo molti secoli prima.