PATTI – Stamattina all’alba nel suggestivo Teatro Antico del Tindari si è tenuto uno dei più attesi appuntamenti del Tindari Festival: il monologo di Vittorio Sgarbi. Gli spalti del teatro erano gremiti di gente, come non succedeva da tempo. Alle 5:00 è iniziato lo spettacolo, che si è protratto per due ore. Sgarbi è partito con la poesia “Vento a Tindari” di Salvatore Quasimodo, un omaggio a questo splendido posto. Dopo di chè ha parlato di Antonello da Messina, della Sicilia edi temi di attualità. Ha anche interagito con il pubblico rispondendo alle domande. “La grandezza di Antonello – ha detto Sgarbi – sta nel fatto che lui, per primo, ha impresso su tela persone vere a cui è possibile dare un’identità precisa. Inoltre – ha aggiunto – ha avuto delle intuizioni che poi sono state riprese da altri grandi artisti, ma di cui lui ha il merito di avere la paternità”. Alla fine dello spettacolo il critico ha voluto visitare il sito archeologico del Tindari: “Per molte ragioni – ha detto – ritengo il teatro di Tindari migliore di quello di Taormina. Ancora è un luogo incontaminato e questo fa sì che la magia di questo posto la si possa respirare ancora oggi. Poi l’apertura verso il mare e la possibilità di ammirare un paesaggio meraviglioso sono il vero miracolo di questo teatro e la ragione per cui, sono convinto, col tempo si affermerà. Purtroppo, in questi anni, è stato trascurato perché considerato meno turistico di altri posti. E chissà – ha concluso – che non sia stata proprio questa la sua fortuna”.