Alcara Li Fusi: il 24 giugno, l’amore e la fertilità alla Festa del Muzzuni

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ALCARA LI FUSI – “Ventiquattro di Giugno, San Giovanni. Era per gli Alcaresi la festa del “Muzzuni” e festeggiar soleano nei quartieri quelle piccole brocche e i germogli con canti e danze fino a notte alta. Si scoglievano allor le inimicizie, si intrecciavano gli amori ed i comparaggi” così scriveva Vincenzo Consolo nel suo “Il sorriso dell’ignoto marinaio”.
La festa del “Muzzuni” di Alcara è un vero e proprio rito che affonda le sue radici nella storia fino ai culti pagani della civilità greca, sopravvivendo nei secoli perfino alla cristianizzazione, senza perdere il suo vero senso. Un rito propiziatorio offerto alle divinità della natura: Demetra, Dioniso, Adone, per augurare la fertilità della terra. In giugno, infatti, la natura è al massimo della sua bellezza, gli alberi sono carichi di frutti, i prati e i giardini ricolmi di fiori, è naturale che venga quindi celebrato e favorito tutto tutto quello che riguarda l’amore e la fertilità. La festa del Muzzuni, dunque, si svolge ogni 24 giugno, il giorno di San Giovanni Battista, a qualche giorno dal solstizio d’estate.
Il termine “Muzzuni” fa riferimento alla brocca priva di collo (“mozzata”), o al grano che viene falciato e raccolto in fascioni (“mazzuna”) e, dal punto di vista religioso, a San Giovanni decollato (con la testa mozzata).
La festa si svolge la sera e per tutta la notte del 24 giugno. All’imbrunire inizia la fase preparatoria della festa in cui protagoniste sono esclusivamente le donne. Gli angoli più caratteristici del paese vengono “preparati” per accogliere gli altarini su quali verrà posto “U Muzzuni”. Attorno ad essi, sulle pareti, sui balconi e sulla strada, vengono stese le “pizzare”: tipici tappeti tessuti con l’antico telaio a pedale utilizzando ritagli di stoffa. Sulle “pizzare”, disposte intorno ed ai piedi dell’altarino, vengono poggiati i piatti con i “LAUREDDI” (steli di grano fatto germogliare al buio), spighe ed umili oggetti del mondo contadino.
Terminata questa fase di allestimento, le donne rientrano in casa per preparare “U MUZZUNI”. Esso è costruito da una brocca dal collo mozzo rivestita da un foulard di seta ed adorna di ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Completato l’allestimento del Muzzuni, una delle ragazze più giovani del quartiere, simboleggiante le antiche sacerdotesse pagane, porta “il muzzuni” fuori e lo colloca sull’altrare già pronto. Si entra così, nel vero e proprio clima della Festa: ogni quartiere che ospita il “Muzzuni” viene animato con musiche e canti popolari.
In particolare, i “Cantori” intrecciano “CHIANOTE” e “RUGGERE” canti polifonici che hanno come tema la vita contadina e sopratutto l’amore. Sono duetti scherzosi uomo-donna, canti di corteggiamento e d’amore, a volte non corrisposto. Ancora oggi davanti al “Muzzuni” si rinnova il “RITO DEL COMPARATICO”, mediante il quale si rafforzano vecchie amicizie e se ne intrecciano di nuove.
Una festa suggestiva che per un fine settimana animerà ogni angolo del borgo montano attirando il pubblico dell’interno hinterland anche con il Muzzuni World Festival, un ricco programma tra sacro e profano che attraversa le tradizioni con l’arte, la musica popolare, l’enogastronomia e numerosi altri eventi.

Di seguito il programma:
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