“Non diffamarono l’Aias di Pace del Mela”, archiviazione per la FP CGIL

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    MESSINA – Per il giudice Maria Vermiglio non esistono gli estremi per l’accusa di diffamazione mossa dal presidente dell’Aias nei confronti delle rappresentanti sindacali, per via di un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud. Il provvedimento di archiviazione depositato lo scorso 15 gennaio.
    Il magistrato ha accolto il provvedimento di archiviazione del Pubblico Ministero nell’ambito procedimento a carico della segretaria della FP CGIL, Clara Crocé, e di Dolores Dessì della FPCGIL citate in giudizio dal presidente dell’Aias di Pace del Mela, Giorgio Fucarino, con l’accusa di diffamazione.
    Oggetto del contendere un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud in cui le rappresentanti sindacali avevano aspramente criticato la decisione di Fucarino di non consentire l’assemblea sindacale programmata con i lavoratori, motivando tale atteggiamento con il fatto che la Funzione pubblica non fosse firmataria del contratto collettivo. “Quel diniego – come si legge nella memoria difensiva dell’avvocato Ettore Cappuccio, legale della FCGIL – era illegittimo. Un fondamentale diritto dei lavoratori e di chi tutela i loro diritti, quale è quello di riunirsi in assemblea, era stato negato sulla base di motivazioni errate e pretestuose e, a buon diritto, le due dirigenti sindacali avevano manifestato la loro ferma disapprovazione”. E ancora, “le espressioni attribuite alle sindacaliste, palesemente, si mantengono, anche sotto il profilo formale, nell’ambito di una normale polemica di natura sindacale. Esse non sono che la manifestazione di valutazioni critiche riguardanti esclusivamente le modalità di esercizio delle sue funzioni da parte di del dirigente di un ente”.
    Le concrete e convincenti motivazioni adottate dall’avvocato Cappuccio, hanno quindi trovato piena corrispondenza nell’atto di archiviazione siglato dal giudice Vermiglio, che evidenzia come “la condotta posta in essere dalle due indagate, sia scriminate dall’esimente del diritto di critica”, ancor di più perché “dalla disamina della documentazione allegata alla memoria difensiva prodotta dalle indagate, emerge che i dati riportati nell’intervista rilasciata dalle due sindacaliste, erano corrispondenti al vero”.
    Per il giudice, dunque, “le espressioni utilizzate dalle indagate non solo erano funzionali allo svolgimento della rappresentanza dei diritti dei lavoratori, ma anche non si sono tradotte in un’aggressione personale”.
    Grande la soddisfazione della segretaria generale, Clara Crocé: “La decisione adottata dal giudice Vermiglio – ha commentato – rende giustizia ad un diritto sindacale che orami troppo spesso viene ingiustamente calpestato. La linea difensiva adottata dall’avvocato Cappuccio, ha permesso di mettere perfettamente in luce la veridicità dei fatti e al tempo stesso di sottolineare il tentativo, messo in atto da molti dirigenti e rappresentanti di enti, di “imbavagliare” il sindacato, “organo” di quei lavoratori a cui spesso vengono negati anche i basilari diritti di rappresentanza”.