È arrivata in tarda serata la sentenza al maxi processo d’appello Nebrodi sulla mafia dei pascoli, ovvero i clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, che per decenni hanno organizzato le truffe agricole all’Unione Europea e all’Agea drenando milioni di euro di fondi pubblici. La sezione penale di secondo grado presieduta dal giudice Francesco Tripodi e composta anche dai colleghi Antonino Giacobello e Daria Orlando intorno alle 9.30 si era ritirata in camera di consiglio. I numeri parlano di 65 condanne, con una sola conferma integrale del primo grado per Gino Calcò Labruzzo, e 64 riduzioni di pena, 18 assoluzioni totali e 6 prescrizioni totali. Per altri 6 imputati poi è stato rigettato l’appello del pm, quindi vengono confermate le assoluzioni del primo grado. I giudici d’appello hanno detto no, così come era successo in primo grado, alla “mafiosità” del gruppo Faranda ritenuto dalla Dda vicino ai Bontempo Scavo, che invece era uno dei punti-chiave dell’appello del pm, confermando quindi l’esistenza dell’associazione “semplice”.
La pena più alta l’ha avuto Sebastiano Bontempo (classe 72), con 20 anni e 6 mesi, mentre Salvatore Aurelio Faranda passa dai 30 anni del primo grado ai 20 anni della sentenza d’appello.
Ad aprile, nel giorno finale dell’accusa, il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo e, in applicazione, i sostituti della Distrettuale antimafia Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, avevano concluso la loro requisitoria divisa in piu parti. E avevano sollecitato ai giudici d’appello una conferma sostanziale della sentenza di primo grado, con in più il riconoscimento dell’associazione mafiosa che riguarda il gruppo dei Faranda, ritenuto dalla Dda vicino ai Bontempo Scavo, gruppo che invece in primo grado è stato valutato come associazione a delinquere “semplice”. E poi avevano richiesto alcune assoluzioni. Tra luglio e agosto si sono poi registrate le arringhe dei quasi cento avvocati impegnati nella difesa.