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Patti, Federica Santuccio protagonista al Festival del Cinema Italiano. L’attrice romana lavora al suo primo lungometraggio

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Tra le grandi protagoniste del Festival del Cinema Italiano, tenutosi a Patti dall’1 al 6 luglio, troviamo sicuramente Federica Santuccio, la giovane artista è reduce dalle riprese del film “L’uomo che disse no” (regia di Mirko Alivernini) in cui interpreta il ruolo di poliziotta con Massimo Vanni, Gianluca Magni, Diego Triolo e altri attori straordinari.

Federica continua a sorprendere tutti per la sua innata vena artistica, infatti oltre ad essere considerata una bravissima attrice, la giovane romana ha fatto parlare di sé, e bene, anche per la sua scrittura di tre libri. Ma la scrittura che tutti son curiosi di conoscere è quella legata proprio al cinema, infatti ha da poco completato il lavoro sul lungometraggio da lei scritto “LA MIA LUCE”, in collaborazione con Francesco Marchina, attore professionista e docente di recitazione all’Accademia Artisti di Milano, per la cui produzione adesso gli autori sono in cerca di collaborazione. Una scrittura molto attenta e sensibile, dedicata all’utente si, ma anche a se stessa. Un lavoro certosino fatto di dettagli e forti sensazioni. Federica è così, non lascia nulla al caso, si fa trasportare dal vortice delle sue emozioni, portandole in scrittura e dandole vita. Ha tanto da raccontare e vuol farlo ancora attraverso i libri e attraverso il cinema, mezzo di comunicazione straordinario che la vede e la vedrà protagonista per i prossimi anni. 

Noi di Eventi Press abbiamo intervistato Federica che al microfono di Giovanni Remigare ha rilasciato questa breve intervista:

Ciao Federica, domanda semplice, dove nasce questa passione per il cinema?

“La passione per il cinema l’ho vissuta sin da piccola perché ho sempre amato guardare i film, ammirando l’interpretazione degli attori. Ma la vera vocazione per la recitazione è arrivata all’età di 25 anni, quando un giorno di colpo ho deciso di frequentare dopo aver superato un provino l’Accademia Artisti a Roma. Pensavo di essere in ritardo, invece con il sacrifico, lo studio e l’umiltà ce l’ho fatta, ed ora vivo completamente di arte”.

Il tuo primo ruolo d’attrice? Un ricordo…

Il primo ruolo di attrice è stato nel 2019 sul set di Mirko Alivernini nel film “Nika”. Ho interpretato un’infermiera. Era la prima volta su un set vero a differenza di quello in Accademia svolto per l’esame finale. Ero felicissima, ma allo stesso tempo terribilmente impaurita, non sapevo come muovere un passo, era il mio primo ciak, il primo trucco e parrucco, il mio primo tutto in quel settore così spigoloso. La voglia di fare e costruire è stata il motore di quella giornata indimenticabile che ricordo come fosse ieri. Il primo ciak non si scorda mai! Ovviamente davanti a me avevo ancora tanta strada da percorrere, adesso sui set sono felice e non ho più paura, la paura si è trasformata in ansia, sana, che è giusto vivere per dare il meglio di sé”.

Hai un’attrice in particolare che prendi come punto di riferimento?

Non ho mai avuto una fonte d’ispirazione, ho sempre osservato attentamente il lavoro altrui, con la consapevolezza che ogni artista ha un talento unico e insostituibile. Credere in sè stessi in questo settore è essenziale, perciò posso dire un attore mi piace oppure no, rispettare ciò che fa, ma non voglio assolutamente imitare ne assomigliare a nessuno che non sia io”.

Come vive un set un’attrice?

“Posso dirti come lo vivo io, perché non c’è una regola specifica ed ogni attore lo vive in maniera soggettiva. Sicuramente ci sono dei tasselli che sono uguali per tutti, la convocazione nel luogo dove si gira, il trucco, il parrucco, l’abito di scena. Dopo queste cose che precedono il lavoro vero e proprio si passa alla concentrazione più totale del personaggio. Personalmente, cerco di restare nel personaggio in modo tale che durante i ciak vivo l’emozione senza perderla mai. È faticoso, in base al ruolo che si ha. Il set è vita vera. Un po’ difficile da spiegare. Il cinema è una verità assoluta, per la quale mi sento viva. Sono privilegiata”.

La tua vita artistica si divide tra scrittura e recitazione, che sensazioni provi?

“È vero scrivo e recito. All’inizio pensavo che le due cose fossero scorporate. La scrittura l’ho abbracciata dall’infanzia. Scrivevo lunghissimi messaggi, temi, biglietti. Poi col tempo ho capito che aveva un potere catartico e quindi ho iniziato a scrivere libri. Dal 2017 ad oggi ne ho pubblicati 3 e ho scritto anche insieme ad un collega bravissimo Francesco Marchina un lungometraggio che spero di poter vedere sul grande schermo un giorno. Unire queste due strade mi ha arricchita nello spirito a tal punto che sono diventate il mio ossigeno. L’arte non si sceglie, ma ti sceglie. Spero solo nel mio piccolo di onorarla come merita”.