Home Cronaca Arriva all’Antimafia il caso del cronista fermato a Messina

Arriva all’Antimafia il caso del cronista fermato a Messina

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Piantedosi dell’inspiegabile perquisizione subita dal cronista di Repubblica Fabrizio Berté, senza alcuna ragione controllato in strada e portato in questura per non meglio precisati motivi, il deputato Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, torna a chiedere chiarezza: «C’è stata una chiara intimidazione di un giornalista che stava semplicemente facendo il proprio lavoro e questo non è accettabile».
«Purtroppo questo, come altri governi prima, hanno il pessimo costume di non rispondere alle interrogazioni che vengono sottoposte persino per l’intera legislatura, mutilando la funzione di sindacato ispettivo che è prerogativa propria dei parlamentari».

Crede che quanto successo a Messina sia un caso isolato o può essere considerato spia di un clima più generale?
«Spero sia un caso isolato, ma temo di no. L’incapacità di rispondere a problemi reali si sta traducendo in un clima di estrema verticalizzazione, basti pensare a quanto previsto dall’ultimo decreto sicurezza appena approvato in Consiglio dei ministri, che prevede un ulteriore inasprimento delle misure per limitare manifestazioni e dissenso, o all’attacco frontale e gravissimo al diritto di sciopero, convocato dai due più grandi sindacati del Paese».
A proposito di manifestazioni. Qualche mese fa sempre lei aveva presentato un’interrogazione sulle manganellate ricevute dagli studenti il 23 maggio a Palermo. A quella c’è stata risposta?
«Assolutamente no. E purtroppo non è l’unica. Si continua a mortificare una delle ultime funzioni che ci rimangono in un Parlamento trasformato da questa maggioranza in luogo di mera ratifica dei decreti del governo. E questo è un pessimo segnale per la democrazia in generale».
A suo parere, è questione di imbarazzo per le questioni che vengono sollevate o semplice noncuranza?
«Credo sia un mix delle due cose. Mi auguro che episodi come quelli su cui ho chiesto lumi al ministro Piantedosi siano fonte di imbarazzo per l’esecutivo, ma dall’altra parte ci troviamo di fronte a un governo i cui esponenti fanno spallucce di fronte a fatti gravissimi».