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Antonio Presti vuole chiudere l’Atelier sul mare dopo i Nas, gli architetti di Palermo pronti a salvarlo

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Da qualche decennio la zona tirrenico-jonica è arricchita da opere realizzate da Antonio Presti, figlio di un imprenditore siciliano attivo in ambito immobiliare, che ereditò l’azienda paterna a ventisette anni e affiancò all’attività imprenditoriale quella di mecenate. In memoria del padre commissionò all’artista Pietro Consagra la realizzazione della scultura all’aperto La materia poteva non esserci, nella fiumara del fiume Tusa; si trattava della prima delle numerose opere che costituiscono la Fiumara d’arte, un museo all’aperto a cui il nome di Presti è legato. È stato promotore della riqualificazione del quartiere Librino di Catania. A Tusa è proprietario dell’«Atelier sul mare», un albergo le cui stanze sono affrescate da artisti contemporanei.. Ma proprio in quelle venti stanze affidate ad artisti internazionali – come la Stanza del Profeta, omaggio a Pier Paolo Pasolini, di Antonio Presti, Adele Cambria, Dario Bellezza (1995), la Trinacria di Mauro Staccioli, Mistero per la Luna, di Hidetoshi Nagasawa, Terra e Fuoco, di Luigi Mainolfi – hanno fatto capolino i carabinieri dei Nas che hanno multato la struttura e imposto di sistemare alcuni bagni e adeguare la struttura alle norme di sicurezza.
Il mecenate ha deciso di gettare la spugna e portare i libri al Comune: “Non si può continuare sempre a lottare, scelgo la via del futuro come Librino a Catania e i grandi progetti del cuore”.

Molti si stanno mobilitando per scongiurarne la chiusura ed in particolare gli architetti di Palermo sono pronti ad intervenire per sistemare l’atelier sul mare di Castel di Tusa, l’albergo noto perché ogni camera è un’opera d’arte. Antonio Presti, imprenditore mecenate e creatore della Fiumara D’Arte, ha deciso di non proseguire l’attività dopo che i Nas hanno fatto un controllo e hanno trovato irregolarità nella struttura sulle norme di sicurezza. Presti riscontra adesso difficoltà burocratiche per mettersi in regola e il costo della ristrutturazione è alto. Per queste ragioni ha manifestato l’intenzione di chiudere l’atelier-albergo aperto 40 anni fa.
Sulla chiusura dell’atelier è intervenuto sui social l’architetto e intellettuale palermitano Iano Monaco che in un lungo post ha lanciato un messaggio di speranza all’amico Antonio Presti, promettendo un concreto aiuto da parte sua e degli altri colleghi architetti, sia burocratico che economico, grazie a raccolte fondi e altro, per evitare la chiusura.
“Caro Antonio – scrive Monaco – leggo oggi (13 agosto 2023) del provvedimento dei Nas di chiusura del tuo albergo Atelier sul mare vero e proprio museo di arte contemporanea a Castel di Tusa per il mancato rispetto di alcune norme d’igiene e sicurezza. Leggo anche del tuo scoraggiamento e forse della tua voglia di mollare tutto, indotti da quel provvedimento e dalle complesse (e costose) procedure da seguire per mettere in regola l’Atelier. Tu, caro Antonio, sei stato e sei l’esempio della Sicilia migliore, sei stato capace di impiegare e rischiare i tuoi beni per renderla più bella, più ricca di fantasia e di arte, hai sfidato tutto e tutti, hai superato ogni difficoltà per aiutare la tua terra a combattere battaglie di educazione, di cultura, di emancipazione, di responsabilità. Hai portato con successo l’arte là dove sembrava essere l’ultimo dei nostri bisogni. Avevi ragione tu. Ci hai affettuosamente costretto a guardare e vedere quel che non guardavamo o non vedevamo. Non puoi adesso scoraggiarti e pensare di gettare la spugna”.
“Hai accettato l’ennesimo rischio quando ti sei intestato l’ambizioso progetto di integrare arte e architettura – continua – trasformando un obsoleto e brutto edificio in un bellissimo centro (un albergo) che desse (dava) al turista (non un visitatore di musei) l’eccezionale occasione di vivere per qualche giorno in camere ed in spazi disegnati da grandi artisti contemporanei: vivere nell’arte, immersi dentro l’arte sperimentandone ogni aspetto, a volte la scomodità a volte occasione di autocoscienza, sempre di riflessione. Immagino lo stupore dei Nas innanzi a corridoi e ingressi quasi del tutto bui o a porte simili a blocchi di pietra. Anch’io ho fatto quelle esperienze e ancora ne ricordo ogni momento e te ne sono grato. Il fatto è che l’architettura – continua – anche la più libera e ricca di fantasia, non può non rispettare le norme che garantiscono alla collettività che se un albergo è aperto al pubblico vuol dire che quelle norme sono rispettate. L’arte, non dovendo essere abitata e non avendo pratica utilità e non dovendo fornire servizi (per fortuna), non ha norme da rispettare (per fortuna dell’arte e nostra). È l’annosa disputa o distinzione tra arte e architettura su cui cui sono stati scritti molti libri. E tu pretendi di uscirtene scoraggiandoti e mandando tutti a quel paese?”

“Tu avresti il diritto di farlo ma non puoi farlo – conclude l’architetto -. Non mi limito, caro Antonio, a darti buoni consigli (non richiesti) ma mi impegno qui ad aiutarti in ogni modo a superare la situazione di stallo. Insieme agli iscritti all’ordine degli architetti di Palermo (e, sono sicuro, degli altri otto ordini degli architetti della Sicilia), esamineremo le contestazioni dei Nas, consulteremo l’ufficio tecnico comunale di Castel di Tusa, faremo un rendiconto di ogni aspetto, elaboreremo un progetto di adeguamento concordandone i termini con te, con gli uffici e con i Nas, valuteremo i costi, lanceremo una campagna di sostegno e di crowdfunding e cercheremo di dare concretezza al nostro aiuto. Ben conoscendo la sensibilità dei colleghi ingegneri e geometri siciliani sono sicuro che le Consulte regionali degli ingegneri e dei geometri ci daranno una mano. Siamo con te, caro Antonio, non ti lasceremo solo”.