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Patti: 4 condanne per bancarotta fraudolenta

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Il collegio del Tribunale di Patti, presidente Samperi, a latere Gullino e Zantedeschi, ha condannato quattro imputati per bancarotta fraudolenta nel procedimento scaturito dal fallimento della Caleca Italia di Patti, società che fino agli anni scorsi ha operato nel settore della produzione e commercializzazione delle ceramiche.

Condanna a cinque anni di reclusione per l’imprenditore Gaetano Caleca e la moglie Rossana Giacalone, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il pagamento delle spese processuali ed il risarcimento del danno, da liquidarsi in separata sede, nei confronti della curatela fallimentare costituita parte civile. I due rispondevano nelle qualità rispettivamente di amministratore di fatto il primo, amministratore unico e liquidatore la donna, dell’impresa “Ceramiche del Tirreno srl” già “Caleca Italia”. Tra le imputazioni, l’affitto di ramo d’azienda, ad un canone annuo ritenuto non congruo, all’impresa “Majolica Italiana”, di cui Maria Giuseppa Scarpulla era amministratore unico e Rolando Bencini dipendente e procuratore speciale. Questi ultimi due imputati sono stati condannati entrambi a due anni, pena sospesa.

Caleca e Giacalone erano quindi accusati in concorso anche di altre ipotesi di distrazione di beni societari, aggravate secondo l’accusa dall’aver causato il fallimento delle società. Per l’imputazione di falso in bilancio è arrivata invece l’assoluzione dei due imprenditori perché il fatto non sussiste mentre si è prescritta un’ulteriore ipotesi di reato di distrazione di somme a favore del Caleca.

Nel 2015 l’inchiesta coordinata dalla Procura di Patti e condotta dalla Guardia di Finanza portò all’esecuzione delle misure interdittive del divieto per un anno d’esercizio di attività d’impresa per Caleca e Giacalone.