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Manovra, resta lo stop all’obbligo del Pos fino a 60 euro

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Resta in manovra lo stop all’obbligo di accettare i pagamenti elettronici fino a 60 euro dopo il via libera della Ragioneria Generale dello Stato. La legge di Bilancio è ora pronta per essere discussa in Parlamento dove sarà suscettibile di modifiche e dovranno essere sciolti alcuni nodi. A partire proprio dal Pos, sul quale Palazzo Chigi aveva detto che sono in corso colloqui con l’Europa, che intanto fa sapere che esprimerà una valutazione.

Bruxelles in passato ci ha detto di incentivare l’uso di carte e bancomat per ridurre l’evasione fiscale, per la quale siamo tra i primi nel Continente. Negli ultimi tempi il nostro Paese era andato incontro a questa raccomandazione e dall’estate scorsa è prevista una multa per chi rifiuta la moneta digitale, rispettando così uno degli impegni presi per aver i fondi comunitari del Piano Nazionale di Ripresa.

In questo ambito ricade pure il tetto all’uso del contante: anche su questo l’Europa in passato ha invitato ad abbassare la soglia, tanto che era previsto che a gennaio scendesse da 2mila a mille euro. Il governo Meloni con la manovra alza il limite a 5mila euro: non esiste una norma europea che fissa una quota, così come per il Pos.

Palazzo Chigi non sembra volere scontri, anche perché il via libera comunitario è necessario per altri interventi. Per abbassare le imposte alle Partite Iva, alzando la Flat tax (15%) da 65mila a 85mila euro di ricavi, è necessario che Bruxelles dia l’autorizzazione: non dovrebbero esserci grossi problemi perché esiste una direttiva Ue in questo senso, che però entrerà in vigore nel 2025.

Altra questione è quella della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, che aumenta al 50% degli utili (per incassi stimati in 2,5 miliardi) e, si prevede, colpirà 7mila aziende che producono, importano o vendono elettricità, gas e prodotti petroliferi. Il balzello, per come formulato finora, si presterebbe a ricorsi perché oltrepasserebbe i limiti del regolamento europeo.