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Cala il costo del gas, da gennaio bollette giù?

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Energy counter, gas and euro money

“Finalmente scende il prezzo del gas in Europa, con la soglia psicologica dei 100 euro per megawattora che ieri è stata infranta per la prima volta da 4 mesi. Le bollette e le fatture delle imprese scenderanno. Quelle del gas a novembre per i consumi di ottobre rimarranno stabili, o solo con un leggero aumento, mentre a dicembre su novembre scenderanno addirittura. Per l’elettricità le bollette delle famiglie, dopo l’aumento mostruoso del primo ottobre del 59% a 66 centesimi per chilowattora, torneranno a scendere dal primo gennaio prossimo. Per le fatture delle imprese già da novembre, sempre per l’elettricità, si dovrebbero vedere delle riduzioni, mentre quelle del gas già a novembre saranno in forte calo. Una boccata di ossigeno per l’economia europea e per le famiglie, per la finanza, terrorizzata dell’inflazione e dei tassi di interesse, peri governi, alle prese con i bilanci pubblici gonfi di debito impossibile da finanziare”.
Lo spiega in una attenta analisi Davide Tabarelli di Nomisma Energia.
“Attenzione, però, i prezzi devono rimanere a questo livello anche nelle prossime settimane e la cosa è tutt’altro che scontata, vista l’instabilità a cui ci ha abituato il mercato del gas. Eravamo rimasti sbalorditi di fronte a quotazioni passate da 20 a 100, poi 200 e, infine, lo scorso agosto, a 350 e ora non deve stupire più di tanto se fanno segnare uguale variabilità, ma di segno contrario”.
“Basta poco al margine per scatenare il panico, ad agosto per ammanchi fisici nella corsa alle scorte, così basta poco adesso, la paura della recessione, per farli crollare a dei valori, poi, che sono sempre 5 volte le medie di lungo termine. Certamente ha aiutato anche l’ipotesi, per ora solo una minaccia, di intervento della Commissione con un tetto al prezzo del gas, limite che è ancora distante dal definirsi meglio e da essere attuato” prosegue Tabarelli dalle colonne del quotidiano La Stampa.
“Conta di più il calo della domanda che si intravede in giro per Europa, il presagio della recessione in arrivo nei prossimi mesi, come certificato dagli uffici studi delle principali istituzioni finanziarie. C’è da augurarsi, però, come capita a volte, e come accaduto anche con la crisi gas, che gli analisti arrivino in ritardo e che siano spiazzati dagli eventi, magari con una crisi che si risolve più velocemente. I mercati stanno anche digerendo la cosa più difficile, quella di un ammanco fisico per il prossimo inverno, cosa non probabile, quasi sicura, perché il suo non verificarsi dipende dalla volontà della Russia di darci ancora un minimo di gas e dal fatto che non faccia freddo, cosa che, nonostante l’ottobre eccezionalmente mite, non è sicuro”.
“La crisi ha due facce, quella dei prezzi, e le cose qui stanno migliorando, e quella delle quantità, dove lo scenario per le prossime settimane rimane cupo. Se la domanda verso febbraio e marzo arriva verso i 400 milioni di metri cubi giorno, come accaduto l’ultima volta nel 2018, e se la Russia azzera, allora non ce la facciamo e saremo costretti a razionare” prosegue Tabarelli.
“Ci saranno prima le grandi industrie, che verranno remunerate per dare la possibilità di tagli, ma poi servirà ridurre il gas anche alle centrali elettriche e allora queste dovranno abbassare le forniture elettriche alla rete. In sostanza dovremo fare a meno di elettricità oltre che di gas, questo non solo per le grandi imprese, ma anche per i consumatori finali”.
“Dovrebbe essere per pochi giorni e per poche ore, magari non servirà, ma serve prepararsi e questo aiuta i mercati. Per questo stupisce che l’Europa continui a parlare di meccanismi, mentre è sempre assordante il silenzio sui fondamentali, quelli che contano veramente. Deve chiedere all’Olanda di produrre di più dai suoi giacimenti di gas, come anche all’Italia, deve spingere di più sulla Francia per riprendere la produzione del nucleare. All’Italia va chiesto di riaprire le centrali a carbone chiuse, come quella di La Spezia o Bastardo, deve far ripartire subito la sua produzione nazionale e fare subito i due rigassificatori. Godiamoci i prezzi in calo, ma ricordiamo che la crisi non finisce quest’inverno e che la versa soluzione sta sui fondamentali” conclude.
La discesa del prezzo è favorita anche dal clima caldo e dalle ampie scorte accumulate dai paesi europei. Fa più caldo del solito e le temperature dovrebbero rimanere elevate in tutto il continente per tutto il mese, ritardando l’avvio della stagione del riscaldamento e permettendo ai siti di stoccaggio di continuare a essere riempiti. Alti livelli di importazione del gas liquefatto hanno contribuito a portare le riserve a livelli superiori ai loro livelli abituali. In questo momento, infatti, i depositi in Europa sono pieni al 92% e la situazione, almeno in Italia, dovrebbe migliorare con l’entrata in servizio, dopo tante polemiche, del rigassificatore di Piombino.
La caduta dei prezzi del metano trascina in basso anche il petrolio. Il Brent europeo scende dell’1,3% a 92,4 dollari, e l’americano West Texas Intermediate dell’1,68% a 84,6 dollari. Sebbene le due materie prime siano solo marginalmente sostituibili, i prezzi del Gas, recentemente arrivati a livelli stratosferici, hanno spinto a cercare sostituti a cominciare dal gasolio, che si sta dimostrando una buona alternativa per il riscaldamento e la generazione di energia seppure a costo di un maggior inquinamento. I prezzi altissimi del metano hanno quindi fatto salire anche la domanda di greggio. Inoltre, “l’aumento del dollaro e l’incertezza sulla domanda globale continua a mettere sotto pressione i prezzi delle materie prime”, ha aggiunto Walid Koudmani, analista di Xtb. Poiche’ il greggio e’ scambiato in dollari, un forte apprezzamento del biglietto verde pesa sull’oro nero in quanto indebolisce il potere d’acquisto degli investitori che utilizzano altre valute.