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Diventa realtà in Italia la settimana lavorativa corta

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Intesa San Paolo darà ai propri dipendenti la possibilità di lavorare solo quattro giorni alla settimana, allungando la giornata lavorativa.
In campagna elettorale era stata una proposta del Movimento 5 Stelle, ma quella della settimana lavorativa corta è un’idea che nell’aria aleggia da tempo. In alcuni Paesi dell’Europa è realtà da anni lavorare appena quattro giorni a settimana per avere più tempo libero, nel nostro Paese invece ancora solo una sperimentazione. Se, però, a sperimentare è una delle banche più importanti d’Italia la situazione cambia e quello che per molti dipendenti è sempre stato solo un sogno ora potrebbe diventare concreta realtà.
In questi giorni, Intesa Sanpaolo sta lavorando assieme ai sindacati alla proposta della settimana lavorativa corta che, secondo le indiscrezioni fuoriuscite dai tavoli di discussione, comporterebbe giornate da oltre nove ore lavorative, evitando in questo modo di andare ad incidere sul monte ore complessivo, riducendo però di un giorno la settimana. Lo stipendio rimarrebbe lo stesso, ma i dipendenti avrebbero un giorno libero in più.
Nonostante la decisione si stia discutendo «dall’alto», spetterà a ciascuna singola filiale valutare se adottare o meno la nuova formula, che non necessariamente si adatta alle esigenze di tutti i lavoratori né di tutte le sedi del gruppo. In ogni caso la proposta, non ancora resa nota, verrà ufficializzata nei prossimi giorni a tutte le sigle sindacali.
Ma per qualcuno la scelta della banca non è nulla di nuovo. «Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente: perché è previsto dal contratto nazionale di lavoro dei bancari sia l’utilizzo della settimana corta sia lo smart working regolamentato in sede aziendale. Quindi, Intesa Sanpaolo sta applicando una norma del contratto nazionale già definita da tempo». Lo ha detto il segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), Lando Maria Sileoni, intervistato da ‘Radio Capital’. «Il principio guida nello schema di Intesa è la flessibilità non concordata con il sindacato, ma ci sono delle trattative in corso e noi questo concetto lo rifiutiamo – ha spiegato – perché chiediamo la volontarietà di accesso per tutto il personale. Mentre il principio guida nello schema del sindacato, almeno del nostro, è il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori. Se l’accordo si farà, dovrà tener presente che non ci può essere discrezionalità totale da parte dell’azienda nel concederlo e non ci può essere neanche soltanto un tema di risparmi di costi energetici che dall’azienda viene trasferita al lavoratore nel momento in cui si lavora soltanto quattro giorni a settimana invece di cinque».
«Io faccio un invito a tutti i gruppi bancari – ha ribadito Sileoni – affinché affrontino questo argomento perché quello che a noi preme è il benessere dei lavoratori e che tutto funzioni in maniera perfetta. Insomma, l’apripista Intesa è apripista per modo di dire perché è il contratto nazionale a fare da apripista e fa da garante per tutte le aziende del credito. Con la settimana corta il lavoratore lavorerebbe un’ora e mezza al giorno in più e avrebbe un giorno libero in più a disposizione. C’è una trattativa in corso che potrà evolversi in varie direzioni. Noi vogliamo chiudere in poco tempo».