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Elezioni anticipate o Draghi bis?

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Le elezioni nazionali anticipate sono più di un’ipotesi tra le possibili risoluzioni della crisi di governo. L’eventualità di andare al voto è concreta e Today ha potuto appurare da fonti di Palazzo Chigi che nei dipartimenti ci si sta organizzando di conseguenza. La crisi di governo è nel vivo, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che ha presentato le dimissioni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che le ha rifiutate. Il capo dello Stato ha invitato Draghi a presentarsi davanti alle Camere così da “parlamentalizzare” la crisi, per definirla dentro i confini istituzionali del Parlamento e risolverla definitivamente, quale che sia l’esito della verifica di maggioranza. I partiti dovranno assumersi le loro responsabilità: chi appoggerà il governo dovrà farlo pubblicamente per poi accompagnarlo a marzo, fino alla scadenza naturale della legislatura.
Tuttavia, la verifica di maggioranza potrebbe non bastare. Mancano ancora diversi elementi, altri sono in divenire, e le altre crisi parlamentari della storia ci hanno insegnato che i giorni da qui a mercoledì sono parecchi e che le strade della politica potenzialmente percorribili infinite. Ad esempio, cosa faranno Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle? Draghi accetterebbe una fiducia di una qualsiasi maggioranza? In ogni caso, l’eventualità delle elezioni anticipate è sempre più probabile: le conferme arrivano direttamente dai dipartimenti alle dipendenze di Palazzo Chigi.
L’orizzonte temporale è di due mesi. La voce è questa all’interno dei dipartimenti che fanno capo direttamente a Palazzo Chigi. C’è fretta di chiudere le priorità, il lavoro da portare a termine è considerevole, soprattutto per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma in caso di elezioni anticipate i tempi si farebbero più stretti. Ecco perché alcune comunicazioni interne parlano di definizione delle priorità da terminare nel giro di due mesi. Il nuovo orizzonte operativo è questo, non più marzo 2023.
Cosa succede ora che Mattarella ha rigettato le dimissioni di Draghi
Quando si andrebbe a elezioni anticipate
Un governo dimissionario non cessa subito le sue funzioni. In caso di scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella infatti, le elezioni anticipate dovranno essere indette entro un minimo di 60 giorni e un massimo di 70 giorni. Quindi tra l’ultima settimana di settembre e la prima di ottobre. Nel frattempo il governo Draghi resterebbe comunque in carica, garantendo la continuità amministrativa per il “disbrigo degli affari correnti”. Ecco perché nei dipartimenti di Palazzo Chigi si parla della chiusura delle priorità entro due mesi.
A chi convengono le elezioni anticipate
Le elezioni avrebbero una vincitrice su tutti: Giorgia Meloni. I sondaggi danno chiaramente Fratelli d’Italia davanti a tutti e il voto arriverebbe nel momento maggiormente propizio non solo per Meloni, ma anche per i suoi alleati, sulla carta, del centrodestra, Lega e Forza Italia. Dopo le dimissioni di Draghi, Meloni ha chiesto esplicitamente di andare al voto, chiamando a raccolta i suoi alleati. Lega e Forza Italia, che fanno parte dell’attuale maggioranza di governo, si sono però mostrati più cauti sull’eventualità del voto anticipato.
Giorgia Meloni non vuole essere fraintesa: “Con le dimissioni di Draghi per Fratelli d’Italia questa legislatura è finita” ha commentato. La posizione di Silvio Berlusconi e Forza Italia è quella della verifica di maggioranza, dunque un’apertura a un tentativo di sopravvivenza del governo Draghi. Matteo Salvini invece si è mostrato più possibilista e aperto a decisioni comuni da prendere con Berlusconi, pur ammiccando alle elezioni anticipate.
Negli ultimi sondaggi effettuati da Swg per il TgLa7 Fratelli d’Italia sarebbe il primo partito votato dagli italiani, con il 23,5% dei voti. Seguono Partito Democratico (21,7%), Lega (14,5%), Movimento 5 Stelle (11,5%) e Forza Italia (7,8%). Se si andasse a votare oggi, secondo un sondaggio di Euromedia per La stampa il centrodestra otterrebbe la maggioranza sia alla Camera che al Senato, seppur con numeri risicati, con 206 seggi alla Camera e 103 al Senato, in entrambi i casi poco più della metà. Sempre che si presenti alle elezioni unito. Se ci saranno le elezioni: da oggi a mercoledì è lunga.