Sarebbe bastato anche il 4% degli stipendi che a quanto pare sono stati elargiti dallo Stato lo scorso anno, quasi quadruplicati rispetto al 2023 e infornate di personale nell’operazione Ponte sullo Stretto, per salvare il Messina dal fallimento annunciato visto che non sono stati ottemperati gli obblighi previsti entro la scadenza di oggi relativamente al pagamento degli stipendi dei tesserati per il mese di febbraio e delle ritenute previdenziali e fiscali per il periodo novembre-febbraio.
In assenza di un comunicato ufficiale, il tentativo di raccogliere la somma totale, ammontante a 312.000 euro, è stato ritenuto fallito già nel primo pomeriggio, intorno alle 16, quando il notaio Bernardo Maiorana lo ha comunicato ad alcuni giornalisti e un paio di tifosi presenti sotto il suo studio in via Cesare Battisti. Poche parole, ma molto chiare: “Non siamo arrivati agli importi che servivano per saldare i debiti, e, quindi, non si è raggiunto l’obiettivo che mi era stato affidato”. Maiorana si riferiva all’effettuazione del versamento sul conto dedicato dell’Acr e, contestualmente, dei bonifici verso i tesserati, in modo che fossero eseguiti entro la data odierna. L’ultimo termine era quello delle 15.30, anche se, da alcune indiscrezioni trapelate già nel tardo pomeriggio di ieri, l’incontro svolto presso gli uffici del “Magnifico” tra il sindaco ed alcuni imprenditori resisi disponibili a effettuare questi apporti finanziari, aveva dato esito negativo.
Mentre si avvicina la mezzanotte e, forse anche con un pizzico di sollievo, non si attendono messaggi salvifici dell’ultimo istante (l’intervento di Pietro Sciotto non è quotato) appare certo che la stagione del Messina 2024-2025 verrà ricordata negli annali del calcio peloritano come la più assurda e incomprensibile dei 125 anni di storia del football in questa città.
Nell’attesa di un verdetto ineluttabile delle delegazioni di tesserati dell’ACR Messina hanno regalato uova pasquali ai piccoli degenti del Papardo, ai ragazzi dell’Oratorio del Cep e dell’Oratorio San Matteo.