Inizieranno stamane a Palazzo di Giustizia gli interrogatori delle 15 persone arrestate ieri della Polizia per associazione mafiosa, peculato, estorsione. A sentire gli indagati il gup Salvatore Pugliese alla presenza del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dei sostituti Fabrizio Monaco, Francesco Massara ed Antonella Fradà.
Le indagini della Squadra Mobile e del commissariato di Barcellona hanno fatto emergere una preoccupante realtà. La forza intimidatrice della mafia in alcuni territori è più forte di tutto, più dello Stato, più di una sentenza che aveva dichiarato la confisca dell’azienda dopo il sequestro, da parte della DDA, avvenuto nel 2011.
Si tratta dell’azienda “Bellinvia Carmela” madre dei fratelli Salvatore e Domenico Ofria che si occupava di smaltimento di auto e compravendita di pezzi di ricambio.
La famiglia Ofria nonostante la confisca e la nomina di un amministratore giudiziario avrebbe continuato a gestire l’azienda come se nulla fosse, lavorando completamente in nero, incassando i notevoli introiti che l’impresa produceva senza rilasciare fatture o ricevute.
Il tutto grazie alla copertura di fidati dipendenti come lo storico ragioniere Paolo Salvo, il factotum Angelo Munafò, l’addetto alle vendite Natale De Pasquale, l’autista Salvatore Crinò, tutti arrestati nell’operazione scattata ieri insieme all’amministratore giudiziario, il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania, Salvatore Virgillito, completamente asservito al potere mafioso del clan.
Un potere che si manifestava sotto varie forme come ha raccontato il pentito Marco Chiofalo, ex dipendente dell’azienda. Eloquente il caso di un lavoratore costretto da Salvatore Ofria a dare le dimissioni. L’uomo era sospettato di aver rubato alcune batterie d’auto dal deposito. Ofria non vuole passare per uno che licenzia ma pretende che sia lui a dimettersi. Il boss prende informazioni sul furto e minaccia gli interlocutori: “Se non mi dici la verità e poi scopro che è cosa diversa ti faccio passare un brutto quarto d’ora” quasi fosse l’interrogatorio di un tribunale di mafia. E ai collaboratori che gli consigliano di denunciare il dipendente infedele Salvatore Ofria oppone un netto rifiuto: “Questo non succederà mai, a me non interessa questo discorso”. Dice Ofria per il quale lo Stato non deve entrare negli affari di famiglia. Il 17 aprile 2019 il dipendente presenta le dimissioni volontarie. E subito inizia a cercarsi un altro lavoro. Ma a Salvatore Ofria questo non sta bene, Il suo ex dipendente non deve lavorare mai più. Una settimana dopo le dimissioni l’uomo viene assunto da un imprenditore barcellonese. Ma il boss lo fa chiamare da un fedelissimo che gli intima di licenziare subito il neo assunto. L’imprenditore capisce l’inequivocabile messaggio e 15 giorni dopo lo licenzia in tronco.