Con decreto dirigenziale 6422 del 20 dicembre 2024, l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha approvato il contratto di affidamento dei lavori alla ditta Cavarra Vincenzo S.r.l. per lo scavo archeologico del Teatro ellenistico-romano nel sito dell’antica città di Alesa Arconidea, all’interno del territorio comunale di Tusa (Me). Al Parco Archeologico di Tindari spetterà adesso il compito di avviare i lavori, in stretta collaborazione e in sinergia con la Soprintendenza dei Beni culturali e Ambientali di Messina (che ha espletato la gara di affidamento nella qualità di stazione appaltante) e con la missione archeologica dell’Università de Picardie Jules Verne di Amiens, a cui si deve la scoperta dell’eccezionale monumento archeologico.
«Lo scavo archeologico del teatro di Alesa Arconidea e la sua restituzione alla pubblica fruizione si inseriscono – ha dichiarato l’arch. Giuseppe Natoli, direttore del Parco Archeologico di Tindari – in un più ampio progetto di rilancio del sito,con l’obiettivo di fargli compiere un salto di qualità, valorizzando appieno la ricchezza del patrimonio culturale e attivando processi di sviluppo economico e sociale dell’intero territorio, in linea con quelli che sono i progetti di riqualificazione e potenziamento dell’offerta turistico-culturale del Parco Archeologico di Tindari, della Soprintendenza di Messina e del Comune di Tusa. La realizzazione di un progetto di scavo archeologico di così ampio rilievo e significato scientifico rappresenta – ha aggiunto il direttore Natoli – un evento straordinario nella storia delle scoperte archeologiche in Sicilia e offre la possibilità di conoscere e studiare un edificio pubblico monumentale di età greco-romana di prim’ordine per le sue dimensioni eccezionali e lo stato di conservazione degli elementi architettonici che lo costituiscono».
L’affidamento dei lavori di scavo arriva a coronamento dell’impegno e degli sforzi profusi sin dal suo insediamento alla guida del Parco archeologico di Tindari dall’ex direttore Domenico Targia, che ha partecipato alla progettazione e che manterrà il ruolo Rup nel segno della continuità. Il risultato odierno è frutto anche dell’azione sinergica con il nuovo direttore Giuseppe Natoli e con l’amministrazione comunale di Tusa, senza tralasciare il ruolo rilevante dell’università francese di Amiens, le cui ricerche scientifiche hanno aperto la strada all’assunzione di un importante impegno finanziario da parte dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana. «Siamo di fronte al trionfo della collaborazione interistituzionale, reso possibile grazie all’impegno e al lavoro di coloro che rappresentano le istituzioni stesse. Dopo la straordinaria scoperta delle Terme romane nell’estate scorsa, questo intervento – ha dichiarato l’arch. Targia – ritengo possa dare nuovo impulso e visibilità culturale al sito di Halaesa Arconidea, che assieme alla Fiumara d’Arte Contemporanea costituisce uno dei più importanti attrattori del Tirreno settentrionale. Auspichiamo che entro la fine di questo nuovo esercizio finanziario il teatro di Halaesa venga riportato alla luce nella sua interezza».
Terminati anche i programmi di restauro conservativo e integrativo, il monumento potrà rappresentare «una opportunità di crescita per il turismo culturale, non solo di Tusa ma dell’intera Valle dell’Alesa». Queste le parole del sindaco Angelo Tudisca, secondo cui l’affidamento dei lavori di scavo del teatro rappresenta un traguardo «di grande importanza» sia per la comunità di Tusa che per il sito archeologico. «Il Comune, in collaborazione con la missione diretta dalla prof. Michela Costanzi dell’università francese di Amiens, ha messo in campo risorse – ha dichiarato Tudisca – per il ritrovamento del Teatro di Alesa. Esprimo gratitudine all’assessore Scarpinato per il finanziamento e al Parco archeologico di Tindari, egregiamente guidato prima dall’arch. Domenico Targia e ora dall’arch. Pippo Natoli, per aver creato le condizioni affinché i lavori di scavo fossero appaltati in tempi rapidi. Dal canto nostro continueremo a lavorare affinché vengano create le condizioni per l’avvio di nuove campagne di scavo e per nuove azioni di tutela e valorizzazione di un sito che, anche alla luce delle recenti scoperte archeologiche, rappresenta un unicum mondiale».
A dirigere la missione francese di Halaesa è Michela Costanzi, professore ordinario di storia e archeologia classiche all’università di Amiens: “Il teatro di Halaesa è stato costruito nel momento in cui la città, forte dell’amicizia con Roma e ricca grazie al suo statuto di civitas libera atqueimmunis, decide di dotarsi di grandi monumenti nella parte nord della collina, visibile dal mare. Il teatro, di 77 metri di diametro e 37,5 metri di profondità, poteva contenere circa diecimila spettatori. Serviva sia come spazio pubblico per spettacoli e riunioni, che come elemento urbanistico fondamentale per il collegamento tra la parte sud e la parte nord della città, ma anche per impressionare coloro che arrivavano ad Halaesa o la vedevano da lontano. Lo scavo di questo teatro – ha riferito la prof. Costanzi – è una grande opportunità scientifica perché, grazie alla collaborazione di molti specialisti diversi, produrrà una documentazione dettagliata che permetterà la comprensione di questo monumento, delle fasi della sua esistenza, ma anche delle fasi di vita della città».