È più vasta di quanto emerso nelle scorse settimane l’inchiesta della Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato sullo smaltimento illegale di 55 tonnellate di rifiuti nei centri di raccolta comunali, nel “triangolo” della zona tirrenica compreso tra Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore.
Il 18 ottobre scorso si era registrata infatti la maxi operazione dei carabinieri in provincia con la notifica di tre misure interdittive ad altrettanti imprenditori e una serie di sequestri preventivi tra complessi aziendali e quote societarie. Un’inchiesta gestita a suo tempo dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalle sostitute della Dda Rosanna Casabona e Antonella Fradà, sfociata in un’ordinanza della gip Tiziana Leanza.
Le ditte coinvolte sono la “Caruter srl”, la “Onofaro Antonino srl” e la “Multiecoplast srl”. E i loro rispettivi rappresentati legali avevano avuto notificati tre provvedimenti cautelari di sospensione dall’esercizio dell’attività d’impresa per sei mesi, siglati dalla gip Leanza. Si trattava di Giuseppina Caruso, 60 anni, Claudio Onofaro, 46 anni e Luca Fiasconaro, 55, indagati per frode in pubbliche forniture e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Ma nel novero complessivo degli indagati oltre ai tre titolari delle imprese bisogna annoverare altre 28 persone, tra amministratori pubblici, tecnici comunali, operatori e autisti addetti alle varie fasi dello smaltimento, che hanno ricevuto l’atto di conclusione delle indagini preliminari.
A cominciare dai sindaci dei tre Comuni tirrenici Eugenio Aliberti (Rodì Milici), Bartolo Cipriano (Terme Vigliatore) e Alessandro Portaro (Castroreale).
Le contestazioni per Cipriano e Portaro riguardano il presunto mancato adeguamento alla normativa e alla mancata bonifica, rispetto ad una comunicazione dell’Arpa, dei propri Ccr, i Centri di smistamento e trasferenza dei rifiuti; mentre per Aliberti – in questo caso oltre che come sindaco anche nella qualità di responsabile dell’Area tecnica -, la contestazione principale riguarda la presunta attività di raccolta di rifiuti pericolosi e non pericolosi nel proprio Ccr in assenza di autorizzazione, realizzato altresì in assenza dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento; la contestazione secondaria riguarda lo scarico sul suolo delle acque meteoriche di piazzale e di dilavamento rifiuti nell’isola ecologica senza procedere al trattamento preventivo.
Sono poi coinvolti nell’inchiesta, sempre per il profilo della gestione illecita dei rifiuti effettuata sotto le direttive aziendali, gli operatori delle imprese addetti alla raccolta sul territorio e al trasferimento dei rifiuti sui mezzi: Antonio Papale, Luigi Ravidà, Fabio Bonvenga, Carmelo Torre, Salvatore Aliquò, Raffaele Spinella, Carmelo Alex Alioto, Salvatore Baeli, Antonio Italiano, Vito Prizzi, Claudio Boria, Franco Impalà e Mario Recupero; ed ancora gli autisti dei mezzi meccanici: Antonio Ridolfo, Michele Guidara, Giuseppe Arcodia, Gaetano Fazio, Giuseppe Galati, Vincenzo Maniaci e Antonino Ricciardo.
Tra gli altri indagati ci sono poi Vincenzo Torre e Rosario Spanò, in qualità rispettivamente di responsabile Utc del Comune di Terme Vigliatore e progettista e direttore dei lavori della società consortile “Green Ecology scarl”, che avrebbero attestato falsamente dopo un sopralluogo che il Centro di raccolta rifiuti fosse dotato dei requisiti tecnici previsti dalla normativa, mentre invece successivamente i carabinieri del Noe hanno verificato che non aveva i requisiti.
Per le vicende di Terme Vigliatore sono poi indagati la Caruso e Antonino Maniaci, la prima come titolare e il secondo come responsabile per il Comune della “Caruter srl”: in assenza di autorizzazione avrebbero scaricato sul suolo le acque meteoriche di piazzale e di dilavamento rifiuti; avrebbero omesso di realizzare un impianto di trattamento delle acque; avrebbero gestito la raccolta di rifiuti pericolosi e non senza le necessarie autorizzazione di legge.
Indagato anche Filippo Munafò, in qualità di responsabile dell’Area tecnica del Comune di Castroreale, in questo caso avrebbe effettuato la raccolta dei rifiuti pericolosi e non nel Ccr del Comune in assenza di autorizzazione.
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