Arriva il responso della Cassazione su una vicenda alquanto turpe che coinvolse “zio” e nipotina. Con il primo accusato di violenza sessuale su una bambina e che incassa i nove anni di condanna inflitti a suo tempo dalla Corte d’appello. Complici – ed è questo l’ultimo e più recente step – le statuizioni della Suprema Corte, visto che la Terza sezione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’avvocato Pietro Fusca, difensore dell’oggi quarantaquattrenne dichiarato colpevole.
Una storia abietta, andata avanti per tre lunghi anni, dal 2012 al 2015, in una abitazione che l’uomo frequentava quasi giornalmente. Lei, bimba dal corpo esile, che all’epoca dei fatti aveva appena 6 anni, dovette subire atti osceni e inconfessabili fino ai 9 anni. Si tenne dentro ogni cosa, ogni nefandezza, senza mai proferire parola con nessuno, fino a vuotare il sacco, in uno scatto di grande coraggio. Capitò dopo aver subito l’ennesima aggressione sessuale: i suoi ricordi esplosero e raccontò tutto alla polizia, per filo e per segno, anche gli abusi più datati, che riaffiorarono alle mente come fossero attuali in quel momento.
Allo zio “orco” (del quale la “Gazzetta” omette il nome per evitare qualsiasi margine di riconoscibilità per la piccola), dopo un processo celebrato a porte chiuse, il 4 ottobre 2023, la Corte d’appello inflisse i 9 anni di reclusione. La stessa pena disposta dai giudici della sentenza di primo grado, così come aveva chiesto la sostituta pg Adriana Costabile.