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La maxi inchiesta “Nebrodi 2” sulla mafia dei pascoli è chiusa: ecco i 60 indagati

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A distanza di quattro mesi dal blitz interforze arriva la chiusura delle indagini preliminari per l’operazione Nebrodi 2 da parte della Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato, ovvero la seconda puntata della lotta alla mafia dei pascoli, quella dei gruppi tortoriciani che truffavano milioni di euro all’Unione Europea e all’Agea sui terreni agricoli. È in pratica il seguito della Nebrodi 1, che scattò nel gennaio del 2020.
A febbraio di quest’anno l’operazione Nebrodi 2 messa in piedi dal gruppo di lavoro coordinato dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio insieme ai carabinieri del Ros, al Comando tutela agroalimentare dell’Arma, a Guardia di finanza e Squadra mobile, portò all’arresto di 23 persone sulle 60 indagate e a 14 misure interdittive, oltre al sequestro preventivo di 349 titoli Agea definiti “tossici” e oltre 750mila euro nei conti di 8 società agricole.
Adesso l’atto di chiusura delle indagini preliminari riguarda 60 persone e 8 aziende agricole.
Ecco i sessanta indagati dell’operazione Nebrodi 2: Salvatore Antonino Basile Gigante, Giuseppe Bontempo “batoia”, Carmelo Bontempo Scavo “pittinissa”, Giuseppe Bontempo Scavo “pirappapete”, Rosario Bontempo Scavo, Salvatore Bontempo Scavo “avvocato”, Sebastiano Bontempo Scavo “piricoco”, Sebastiano Bontempo Scavo “spacchiusu”, Davide Brugaletta, Antonina Merilin Calà Lesina, Antonino Calabrese, Alfio Cammareri, Paolo Cancelliere, Signorino Conti Taguali, Cesare Costanzo Zammataro, Giuseppe costanzo Zammataro “iapicu”, Giuseppe Costanzo Zammataro “pitrinu”, Giuseppe Costanzo Zammataro, Rosario Attilio Lucio Crascì, Sebastiano Craxì, Maria Destro Mignino, Salvatore Aurelio Faranda, Antonino Daniele Faranda, Gaetano Faranda, Leone Faranda, Giuseppe Massimo Faranda, Filippo Nicholas Faranda, Giuseppe Furnari, Sebastiano Galati Giordano, Vincenzo Galati Giordano “lupin”, Carmelo Galati Massaro “grillaru”, Placido Galvagno, Luisa Germanà, Salvatore Giallanza, Salvatore Giglia “Totò bicicletta”, Giuseppe Giletto, Salvatore Gulino, Renis Haka, Rosario Iuculano, Basilio Lionetto, Antonino Maurizio Liuzzo Scorpo, Giuseppe Lo Re, Saverio Marcinnò, Giuseppa Messina, Marika Messina, Daniele Monastra Ciarello, Roberto Salvatore Parlagreco, Alfio Pillera, Andrea Pizzino, Francesco Princiotta, Carmela Puglisi, Antonino Puliafito, Giuseppe Silvestro, Alessandro Taranto, Fortunato Taranto, Giuseppe Taranto, Marco Taranto, Carmelo Vitale, Nunzio Zaiti, Carmelino Zingales.
Otto le ditte agricole ricomprese nell’atto di chiusura delle indagini preliminari: Rinascita società cooperativa agricola di Tortorici; Agrisole società semplice agricola di Torrenova; Società agricola Tirrenia s.s. di Caltagirone; Agrinova società semplice agricola di Caltagirone; Le Colline società agricola semplice di Tortorici; Sorgente Ramo società semplice agricola di Tortorici; Campi Verdi società agricola a r.l.s. di Tortorici; Agribovini società agricola s.r.l.s. di Caltagirone.
La prima puntata dell’operazione Nebrodi risale al gennaio di quattro anni fa e smantellò un sistematico giro di truffe sui fondi europei. Furono oltre 100 gli arrestati. Il 31 ottobre del 2022, il Tribunale di Patti condannò in primo grado 91 persone ad oltre 600 anni di reclusione e a settembre ci sarà invece la conclusione del processo d’appello. E a proposito del processo d’appello della “Nebrodi 1”, il 23 aprile scorso l’ufficio dell’accusa ha chiesto una conferma sostanziale della sentenza di primo grado, con in più il riconoscimento dell’associazione mafiosa che riguarda il gruppo dei Faranda-Crascì ritenuto dalla Dda vicino ai Bontempo Scavo, gruppo che invece in primo grado è stato valutato come associazione a delinquere “semplice”. È stato il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo a chiudere il cerchio, dopo che all’udienza precedente avevano preso la parola i sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti.
In sintesi i tre magistrati dell’accusa ad aprile hanno chiesto globalmente 88 condanne, tra 26 conferme della sentenza di primo grado e 62 riforme, molte con aggravamenti, 2 dichiarazioni di prescrizione, 5 pene concordate per i 95 imputati, da un massimo di 30 anni fino a 2 anni.