Una settimana fa il disastro. Sette vite spezzate alla centrale idroelettrica di Bargi, nel lago di Suviana sull’Appennino bolognese, da un’esplosione sommersa. Poi i giorni del dolore e del raccoglimento, coi primi funerali delle vittime, mentre comincia a prendere corpo l’inchiesta che dovrà far luce sulle cause e sui responsabili. Un altro tassello si aggiunge: è stata consegnata agli inquirenti anche la seconda «scatola nera» della centrale, il sistema Scada del primo gruppo di produzione già approvato e in esercizio. Aiuterà a chiarire cosa è andato storto nel secondo gruppo di produzione, quello che si stava collaudando martedì e che è esploso.
A Suviana intanto si cerca di capire come procedere per svuotare la centrale. Un condominio a testa in giù che il lago sta inghiottendo sempre di più, pezzo dopo pezzo e tre lavoratori lottano ancora fra la vita e la morte.
«Era un giovane al quale ti affezionavi, con cui entravi subito in sintonia. Era un ragazzo dai modi gentili e affabile con un temperamento mite. Il suo pilastro: la famiglia». Vincenzo Franchina, 35 anni, papà da appena tre mesi, viene ricordato così nell’omelia dei suoi funerali a Sinagra il suo paese di origine.
Don Pietro Pizzuto ne aveva celebrato le nozze con la moglie Enza poco più di un anno fa. Ieri gli è toccato il compito di accompagnare familiari e amici nel giorno più triste che si possa immaginare. Una persona perbene nel ricordo di tutti, orgoglioso del proprio lavoro ma anche profondamente nostalgico della sua terra. La chiesa gremita dentro e fuori.