Un assegno di assistenza da 850 euro al mese che verrà sommato all’indennità di accompagnamento (531,76 euro), per un totale di circa 1.380 euro: è cosiddetta “prestazione universale”, vale a dire la novità più eclatante del decreto attuativo che mira a fornire risposte concrete in merito alla riforma sull’assistenza agli anziani in Italia e che oggi è al varo ufficiale in Consiglio dei ministri. Una legge-quadro, la 33 del 23 marzo 2023, prescritta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in risposta alle gravi carenze italiane sulla cura e la presa in carico di over 65, sia abili sia non autosufficienti.
Dal prossimo anno, dunque, 26mila anziani ultraottantenni non autosufficienti, con un livello di bisogno assistenziale molto grave e con un Isee inferiore a 6 mila euro saranno destinatari della “Prestazione universale”.
L’assegno di 850 euro sarà revocato (ma l’indennità di accompagnamento resterà comunque) nel momento in cui non dovesse essere speso, come previsto dal decreto, per retribuire il lavoro di cura e assistenza svolto da “badanti” o per acquistare l’assistenza da imprese di servizi. La prestazione universale ridisegnata dal decreto, proprio per i confini strettissimi in cui il ministero dell’Economia l’ha definita, ha immagazzinato alcune delle critiche arrivate dalle Regioni e dalle associazioni, nonchè le osservazioni delle commissioni di Camera e Senato.