L’ex presidente della Regione, attuale Ministro della Repubblica, attacca e molti ne chiedono la testa. “Antonello Montante fu uno degli artefici della mia sconfitta alle elezioni del 2012 per la presidenza della Regione. Nel senso che ha individuato e sostenuto la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza sostanzialmente in alternativa alla mia”. Lo ha detto il ministro per la protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci, sentito oggi come teste al processo sul cosiddetto Sistema Montante, a Caltanissetta, che vede imputato l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante ed esponenti di forze dell’ordine, della politica e dell’imprenditoria.
“E il potere economico era curato da Montante. Di questo cerchio magico faceva parte anche la dottoressa Monterosso, segretario generale della Regione. Per un certo periodo anche il presidente o commissario di riscossione Sicilia, l’agenzia che aveva il compito di riscuotere le tasse, cioè l’avvocato Antonio Fiumefreddo. Il cerchio magico era una struttura particolarmente elastica. Ne faceva parte anche il dottore Antoci che insieme a Montante era uno degli apostoli dell’antimafia in Sicilia. Io sono intervenuto per rimuovere Antoci dalla carica di presidente dell’Ente Parco dei Nebrodi”.
“La storia di Antoci è nota a tutti, tranne che a Musumeci – tuona Ismaele La Vardera vicepresidente vicario della Commissione regionale antimafia – che cerca di mascariare la storia di Antoci che fino a qualche giorno fa grazie al suo protocollo ha permesso arresti clamorosi sulla mafia dei Nebrodi. Un uomo che vive una vita blindata, che da anni lotta e si batte per la legalità non può essere strumentalizzato e vilipeso da un ministro della Repubblica italiana. La Meloni intervenga e lo rimuova subito”.
Arriva anche il commento di Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi scampato a maggio del 2016 ad un agguato mafioso, sulle dichiarazioni di Musumeci relative alla vicenda Montante.
“E’ incredibile – dichiara Antoci – come Musumeci, invece di spiegare i reali motivi della mia rimozione, mi citi in un contesto per me estraneo considerato che non ho mai conosciuto, incontrato, neanche per caso, né mai sentito il tono della voce di Antonello Montante, persona, ripeto, che non ho mai conosciuto e del quale ho commentato favorevolmente, con un apposito comunicato stampa del 10 maggio 2019, la sentenza di condanna”.
“Dov’era Musumeci – continua Antoci – quando, ancora dopo l’attentato, in questi ultimi mesi la mafia dal 41 bis mi continuava a condannare a morte? Dov’era Musumeci quando venivo urgentemente spostato dall’Hotel di Bologna per il ritrovamento di bossoli davanti alla porta? Tutta la politica italiana e tutti i partiti mi sono stati vicino. Anche i suoi colleghi di partito – ancora Antoci – da La Russa in poi, mi hanno manifestato grande vicinanza e solidarietà. Ma sempre gli altri esponenti politici, di lui neanche traccia, casualmente; di lui si ricorda solo la mia rimozione che è stata commentata nei modi che conosciamo in Italia e all’Estero”.
“Ecco- continua Antoci – a proposito di Apostoli, così mi ha appellato, per tutto ciò Musumeci sarà sicuramente ricordato dalla storia. Spieghi le reali motivazioni di tanto astio nei miei confronti, invece che uscire dal cilindro fantasiose e pretestuose ricostruzioni come nella migliore tradizione di tanti, che in questi anni, hanno provato a delegittimarmi e che sono regolarmente finiti condannati in Trubunale”.
“Io non ho mai fatto parte di nessun cerchio magico – ancora Antoci – vivo una vita complicata con l’odio addosso delle famiglie mafiose alle quali abbiamo tolto, con i fatti e non con le chiacchiere, milioni di euro. L’ho fatto dieci anni fa da Presidente di un Ente regionale trovato al collasso. Ciò mi è stato riconosciuto in Italia e all’estero. Evidentemente, così come da Presidente della Regione Siciliana anche da Ministro, Musumeci continua a rimanere, nella migliore delle ipotesi, disattento”.
Comunque – ancora Antoci – Musumeci dichiara che io sarei stato rimosso solo per attuare lo spoil system e che riteneva giusto che io fossi trattato come gli altri. Con la sola differenza che, mentre accadeva ciò, io avevo perso la libertà mia e della mia famiglia e ancora oggi vengo minacciato di morte dalle famiglie mafiose. Sì, in effetti non meritavo alcuna attenzione. Forse è meglio soffermarsi su questo”.
“Se Musumeci – conclude Antoci – pensa di iniziare la sua campagna elettorale attaccando me, preoccupato della vicinanza dei cittadini Siciliani alla mia azione e alla mia storia personale, sappia che io non indietreggerò di un passo soprattutto per tutelare la mia dignità. A tal riguardo ho già dato mandato ai miei avvocati per porre in essere eventuali azioni legali. Non si può giocare con la vita delle persone perbene”.