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Messina invasa dai No Ponte. Lo Stretto non si tocca, ammonisce il wwf

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In diecimila a Messina per dire no al Ponte: “Dove non c’è trasparenza c’è mafia”
La società civile scende in piazza a Messina per il corteo No ponte. Partiti, associazioni, semplici cittadini uniti per difendere lo Stretto, “un patrimonio naturale che va difeso a tutti i costi” e “dove non c’è trasparenza” tuonano Sandro Ruotolo del Partito Democratico e Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde. Tra le strade di Messina nel corteo che ha avuto inizio da Piazza Cairoli c’erano circa 10 mila persone. Una manifestazione a difesa “delle vere necessità dei siciliani come sanità e infrastrutture” dicono i cittadini per cui il ponte non rappresenta una priorità. A prendere parte al corteo anche dei messinesi travestiti da Flintstones: “Il ponte è un progetto più vecchio delle caverne, lo diciamo al ministro Salvini”.

“Non si può tenere in ostaggio il Paese per realizzare un’opera ancora al palo dopo 50 anni di studi e progetti inutili su cui ancora non si ha alcuna certezza. Il ponte sullo Stretto di Messina viene indicato come investimento strategico nella Manovra 2024 da un governo senza idee. L’Italia, mai come in questo momento, dovrebbe puntare su investimenti prioritari per la transizione ecologica dell’economia, la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità.” dichiara Gaetano Benedetto, presidente del Centro Studi del WWF Italia, che ha partecipato al corteo nazionale “Lo Stretto Non Si Tocca” svoltosi questo pomeriggio a Messina.

Il WWF chiede l’abrogazione di tutte le norme-forzatura (dalle misure ricomprese nella legge di Bilancio 2023 a quelle nei decreti legge 35/2023 e 104/2023) che in un anno hanno rilanciato il ponte sullo Stretto di Messina, senza che ce ne fossero i presupposti economico-finanziari, tecnici e ambientali. Il WWF chiede, altresì, che i 780 milioni di euro assegnati a quest’opera dalla Manovra 2024 siano destinati, invece, alla realizzazione degli interventi integrati (previsti dal decreto-legge 133/2014) finalizzati sia alla mitigazione del rischio idrogeologico, sia alla tutela e al recupero degli ecosistemi e della biodiversità dei corsi d’acqua per prevenire e meglio affrontare i fenomeni estremi provocati dai cambiamenti climatici.

“La Manovra 2024, come rilevato dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti, è sbilanciata proprio perché concentra le risorse su progetti specifici con ricadute limitate sul sistema economico, primo tra tutti il ponte. Le ricadute sono limitate ma i costi sono rilevanti, anche se il delta di ben il 20% tra le stime presentate dallo stesso Governo (14,6 miliardi di euro nel DEF 2023 e 11,6 miliardi nel disegno di legge di bilancio) dimostra l’arbitrarietà e la strumentalità dell’operazione. E viene da domandarsi come il Governo possa determinare i costi dell’opera in assenza di un progetto definitivo integrato, del perfezionamento della procedura di valutazione di impatto ambientale, del vaglio degli aspetti tecnici relativi alla costruibilità del ponte, nonché del piano economico-finanziario che dimostri la sostenibilità dell’intervento”, aggiunge Gaetano Benedetto.

Tutto ciò, sottolinea il WWF, affidandosi, senza gara, ad un General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) che ha ancora aperto un contenzioso con lo Stato, con una richiesta di risarcimento di 700 milioni di euro, a seguito della decisione assunta nel 2013 di non presentare gli elaborati tecnici, i piani economico-finanziari, un’analisi sulla sostenibilità dell’investimento, richieste dal Governo allora in carica.

“Agli aspetti procedurali, tecnici, ambientali ed economici del dibattitto sul Ponte dovremmo aggiungerne un altro, quello del modello culturale e di sviluppo che questo rappresenta. Una politica che vede lo sviluppo del Sud nel simbolismo di un’opera faraonica, per altro pensata quanto non si aveva contezza alcuna del concetto di sostenibilità, nega l’evidenza di quanto lo Stretto di Messina sia luogo fortemente identitario e quindi di grande portata culturale. Quello che si prospetta dunque “, conclude Benedetto, ”è un danno che non può essere indennizzato né sarà indennizzabile”.