Il giudice monocratico del Tribunale di Barcellona, Mariacristina Polimeni, su richiesta del pubblico ministero Francesco Cannavò, ha condannato venerdì pomeriggio a a 2 anni e 10 mesi di reclusione un uomo di Santa Lucia sopra Contesse di Messina, R. M. di 37 anni, disoccupato che all’epoca dei fatti contestati abitava a Barcellona, perché riconosciuto colpevole di maltrattamenti aggravati nei confronti della sua ex compagna, più giovane di lui, e dei due figli minori, uno dei quali disabile. Maltrattamenti reiterati nei confronti della giovane donna sin dall’inizio della convivenza, alla fine del 2017, fino al luglio del 2019, quando l’uomo, divenuto percettore del reddito di cittadinanza. incrementato nell’importo dallo stato di disabilità del figlio, ha abbandonato la famiglia per ritornare nella casa materna a Messina. Dalle indagini intraprese dopo la denuncia presentata dalla vittima grazie al sostegno dell’avv. Maruzza Pino, e di alcuni conoscenti che erano al corrente dei maltrattamenti, sono stati accertati episodi gravissimi. L’uomo, che professa altra confessione religiosa, voleva imporre alla compagna uno stile di vita diverso, tanto che l’avrebbe persino picchiata durante la gravidanza dell’ultimo figlio. Violenze avvenute in due diverse occasioni, al quarto e all’ottavo mese. Per ben due volte l’uomo non avrebbe esitato a spingere l’ex compagna, facendola cadere la giù per le scale dell’abitazione in cui vivevano. In un’altra occasione l’imputato avrebbe afferrato un coltello da cucina col quale avrebbe tagliato i capelli alla compagna, affermando che «a Messina i capelli li tagliano alle but…e». E ciò per imporre usi e costumi dettati dalla confessione religiosa che professa. Infatti in un’altra occasione, dettata forse da gelosia per l’abbigliamento della donna, l’avrebbe afferrata per la testa cercando con forza di spingerla nella tazza del bagno.