“La decisione dell’assessora alla Cultura di Barcellona Pozzo di Gotto di non ricordare, in una diretta Facebook dal cimitero, tra i concittadini illustri il cronista della Sicilia Beppe Alfano, assassinato dalla mafia nel ’93, suscita perplessità e preoccupazione: ci auguriamo che non costutisca il segno di una tendenza a cancellare la memoria di quei giornalisti che in Sicilia hanno pagato un altissimo tributo di sangue all’impegno professionale condotto senza sconti e timidezze nei confronti di alcuno. E Beppe Alfano era uno di questi”.
Ad affermarlo, in una nota, il coordinatore di Figec Cisal Sicilia, Giulio Francese, commentando la denuncia pubblica della vicenda fatta dalla figlia del giornalista, Sonia Alfano, che dopo l’ennesima amarezza ha annunciato la decisione della famiglia di trasferire la salma del congiunto in altro comune.
”Siamo stanchi di vedere considerato mio padre una vittima di serie C”, ha scritto la Alfano, “chiediamo anche di togliere la lapide in via Marconi nel cui spazio antistante negli anni passati era stato posizionato persino un cassonetto della nettezza urbana”.
La Figec, Federazione giornalismo editoria e comunicazione, nell’esprimere solidarietà a Sonia e ai suoi cari, si associa alla richiesta della famiglia di chiedere il massimo rispetto per la memoria di chi, come Beppe Alfano, ha pagato con la vita il proprio impegno per la verità e per la giustizia. Una giustizia che nel suo caso, dopo 30 anni, stenta a fare piena luce.
Nei giorni scorsi è stata infatti accolta la richiesta di archiviazione della Procura di Messina per l’ultima tranche dell’inchiesta sull’omicidio. Cadono così le accuse su quello che veniva indicato come uno dei presunti killer di Beppe Alfano.
“Figec Sicilia” ha concluso Francese, “fa proprio l’appello della famiglia affinché venga restituita piena giustizia ed adeguata memoria al sacrificio di un uomo e di un cronista che con il suo impegno ha fino in fondo onorato la professione giornalistica”.