L’abbazia medievale era al tempo stesso luogo e motore della vita economica del territorio e centro dell’attività spirituale. Spazio dell’anima e della preghiera, simbolo della Gerasulamme Celeste sulla terra, ma anche veicolo economico, gestore e supervisore degli scambi commerciali al centro del Mediterraneo. E il claustrum quello spazio in cui si tenta di dare riparo alle contaminazioni di anime che vogliono prepararsi all’incontro con Dio, attraverso la contemplazione possibile grazie all’unicità che si contrappone alla molteplicità dell’esterno.
Così dovevano apparire, in epoca normanna, l’abbazia e il Chiostro di San Bartolomeo a Lipari: che negli scorsi giorni sono tornati epicentro di un convegno internazionale che ha portato nell’Isola delle Eolie studiosi tra i più accreditati al mondo in materia di storia e architettura medievale.
Lipari, con il suo modello claustrale e con la sua tipicità tra il 7 e il 9 ottobre scorso ha ospitato il convegno internazionale “I chiostri nel Mediterraneo. Architettura, archeologia arte” che ha visto studiosi provenienti da diverse università e centri di ricerca mondiali interrogarsi e confrontarsi sul tema dei chiostri mediterranei.
L’occasione, promossa dal Parco Archeologico delle Eolie, diretto dall’arch. Rosario Vilardo, è stata organizzata su impulso e in collaborazione con l’arch. Fabio Linguanti e con il Laboratoire d’Archeologie Mèdievale et Moderne en Méditerranée dell’Università di Aix-Marsiglia.
Il convegno, fortemente voluto dall’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, attraverso il Dipartimento dei Beni Culturali si incardina nelle iniziative di valorizzazione dell’Heritage siciliano e nel recupero della centralità della Sicilia nei movimenti culturali internazionali.
“I nostri parchi archeologici”, ha sottolineato l’assessore Samonà, “come i monasteri di un tempo devono recuperare centralità nella valorizzazione dei territori. L’azione svolta in questi anni è stata costantemente orientata a recuperare la centralità dell’aspetto storico-culturale della nostra Terra, nella consapevolezza che la Sicilia, con la sua storia e la cultura è il vero attrattore economico dell’Isola”.
Per l’arch. Linguanti “I numerosi e dotti interventi hanno ribadito in maniera univoca che il chiostro ha rappresentato non soltanto un elemento tipico della vita spirituale monacale, ma anche l’espressione tangibile della solidificazione del potere economico, capace di assicurare la crescita di un territorio intero”.
Mentre il professor Federico Marazzi, docente di archeologia medievale presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha parlato di “recuperare il concetto di centralità su cui ruotava la vita claustrale dei Monasteri e cogliere le potenzialità che possano attualizzare quella centralità rispetto agli interessi politici, culturali, economici e spirituali di oggi”.
“Il complesso monumentale” ha evidenziato il direttore del Parco archeologico, Rosario Vilardo, “ha perso nel tempo centralità a causa degli spostamenti degli interessi economici su altri territori, che hanno messo in ombra il territorio eoliano, evidenziandone, nel tempo, solo l’aspetto legato alla fruizione estiva del mare. Ricominciare a parlare di cultura a partire da Lipari offre un importante contributo nel recupero di interesse e nella rivalutazione economica dell’arcipelago”.
La relazioni del professor Francesco Gandolfo (Università di TorVergata), sulla formosa deformitas nei chiostri siciliani e quelle dell’architetto Fabio Linguanti (LA3M-AMU) e del direttore del Parco Rosario Vilardo, hanno dimostrato l’unicità architettonica e stilistica del chiostro di Lipari rispetto a quelli coevi, elementi che ne fanno il proprio punto di forza divenendone gli attrattori capaci di ribaltare la marginalità culturale del complesso e con questa quella economica del territorio.
L’attenzione degli esperti mondiali sul tema dei chiostri, ha consentito al chiostro di Lipari di abbandonare la sua condizione di marginalità storico-architettonica, conferendogli una dignità pari a quella di tutti i più grandi chiostri dell’Europa medievale e di fatto il diritto di essere inserito all’interno di quel circuito di turismo culturale dei quali fanno parte i più noti chiostri di Cefalù e Monreale, che con quello di Lipari condividono il periodo di costruzione e la committenza normanna.
La partecipazione dei più grandi esperti internazionali in tema di chiostri provenienti da tutte le parti del mondo, tra cui Julia Perratore dei MIT-Cloister di New-York e Yoshie Kojima della Waseda University di Tokyo, ma anche studiosi provenienti dalla Normandia e della Borgogna, ha dimostrato proprio quanto la comunità scientifica internazionale abbia prestato attenzione alla manifestazione che, in una prospettiva di continuità può affiancarsi a più grandi e consolidati eventi quali il convegno annuo sul romanico di Saitn-Michel de Cuxa e delle Semaine d’études médiévales di Poitiers, rendendo Lipari centro culturale di riflessione e confronto sulle tematiche medievali del Mediterraneo.
I lavori del convegno confluiranno in un volume monografico sui chiostri del Mediterraneo medievale che vuole rappresentare il primo atto di un percorso che punta a incoronare l’Isola di Lipari come centro degli studi sul mediterraneo medievale.
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