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Messina, si conclude con la prescrizione l’inchiesta corse clandestine

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20100118-POL - MILANO - INCHIESTA MEDIASET: PREMIER,NON CI SARO', AVANTI SENZA DI ME - I verbali dell'udienza nel processo sui diritti tv Mediaset, per i diritti televisivi, oggi 18 gennaio 2010, al tribunale di Milano. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto avere ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano, davanti ai quali è in corso il processo per i diritti tv, una comunicazione in cui spiega di rinunciare espressamente alla sua presenza in aula stamani e che, quindi, l'udienza può procedere anche in sua assenza. Uno dei difensori di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha chiesto il termine per valutare l'eventualità di ricorso al rito abbreviato nel processo. ANSA / MILO SCIAKY / DBA

Si è concluso in appello dopo ben nove anni, e quasi tutto è stato inevitabilmente spazzato via dalla prescrizione, il processo scaturito dall’indagine della Dda, che risaliva al 2013 e aveva al centro un’organizzazione criminale che gestiva corse clandestine di cavalli e una lunga serie di traffici di droga. Il collegio presieduto dal giudice Francesco Tripodi ha dichiarato infatti il classico “non doversi procedere per intervenuta prescrizione” per il reato di associazione a delinquere finalizzata alle corse clandestine di cavalli e anche per le ipotesi di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. Quindi sono “caduti” tutti i reati di cui dovevano rispondere in sei, ovvero Alessandro Duca, Mario Rello, Marcello Fiore, Stefano Marchese, Domenico Batessa, Francesco Turiano.
Dopo la dichiarazione di prescrizione le uniche posizioni che rimanevano in piedi erano quelle di Girolamo Stracuzzi, condannato in primo grado a ben 8 anni e 6 mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di 486 grammi di cocaina e 150 grammi di marijuana, e Placido Bonna, ritenuto il capo promotore dell’associazione a delinquere. I giudici in questi due casi sono entrati nel merito delle accuse ed hanno assolto Stracuzzi, difeso dall’avvocato Domenico Andrè, con la formula «per non aver commesso il fatto», e hanno rideterminato la pena per Bonna, che è stato assistito dall’avvocato Piera Basile, a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Per entrambi i giudici d’appello hanno revocato in sentenza le pene accessorie ed hanno applicato solo a Bonna l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per cinque anni.