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Un successo l’iniziativa per “riscoprire” Gioiosa Guardia

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Un buon numero di partecipanti provenienti dalle province di Messina e Palermo ha fatto da cornice all’iniziativa “Alla scoperta delle nostre origini” dedicata alla visita e all’approfondimento storico dell’antico sito di Gioiosa Guardia e organizzata dall’Amministrazione Comunale di Gioiosa Marea, dal Parco Archeologico di Tindari, Pro Loco Gioiosa Marea, Pro Loco San Giorgio e dalle associazioni New Gioiosa Soccorso, Rangers Intenational, Italia Nostra e dall’associazione Gioiosa Guardia. Guide d’eccezione sono stati il direttore del Parco archeologico di Tindari Domenico Targia e l’archeologo Piero Coppolino. Presenti anche Massimo Limoncelli, docente di archeologia virtuale all’Università di Palermo e alcuni dottori di ricerca del Dipartimento Cultura e Società dello stesso Ateneo che condurranno alcune ricerche proprio nell’area di Gioiosa Guardia.
L’iniziativa dell’1 maggio segue quella di una settimana fa con la pulizia del sito ad opera dei volontari e si inquadra nel contesto dell’accordo di gestione integrata sottoscritto tra il Parco Archeologico di Tindari, il Comune di Gioiosa Marea, diversi enti e associazioni culturali che operano sul territorio allo scopo di promuovere e valorizzare al meglio l’area archeologica.
Proprio il direttore del parco archeologico di Tindari Domenico Targia ha illustrato brevemente le iniziative in cantiere a cominciare dalla valorizzazione dell’Antiquarium di Via Brin che ospita i reperti recuperati nel corso degli anni a Gioiosa Guardia. Il direttore Targia ha poi evidenziato che, grazie alla proficua collaborazione avviata con l’Amministrazione Comunale e le associazioni, il volto di Gioiosa Guardia è già cambiato. Grazie all’impegno del Sindaco Giusi La Galia e dell’Assessore Lamonica – ha detti Targia – si è riusciti ad intervenire anche per bonificare la strada che conduce al sito storico.
Il Sindaco La Galia, dopo aver salutato tutti i partecipanti e ringraziato tutte attività commerciali di Gioiosa Marea che hanno sponsorizzato l’iniziativa, ha comunicato che l’Amministrazione ha partecipato ad un bando per reperire i fondi necessari alla realizzazione di una strada che permetta di raggiungere Gioiosa Guardia in modo più agevole e consenta escursioni complete anche utilizzando le navette. “Amministrazione e Consiglio Comunale – ha detto il Sindaco La Galia – sono compatti nell’impegno per la promozione e la valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale che Gioiosa Marea può vantare e di cui il sito di Gioiosa Guardia rappresenta il fiore all’occhiello. Stiamo lavorando per giungere ad una fruizione ampia ed organica”.
L’Assessore Teodoro Lamonica ha sottolineato come l’iniziativa rappresenti i primi frutti di una collaborazione proficua con il parco archeologico di Tindari e le associazioni che hanno aderito al protocollo. “L’impegno di questi primi mesi – ha detto Lamonica – è servito a rendere visitabile l’area degli scavi grazie al prezioso lavoro di bonifica realizzato dai volontari. Un ringraziamento va anche alla Città Metropolitana di Messina che ha sistemato il tratto stradale che permette di raggiungere il sito. Pensiamo che sia un buon inizio e che debba proseguire lungo questo percorso che sarà lungo, ma esaltante che potrà portare Gioiosa Guardia a diventare riferimento culturale e location ricercata per eventi di livello”.
L’archeologo Piero Coppolino ha catturato l’attenzione dei partecipanti con un breve racconto sulle origini di Gioiosa Guardia e ha descritto minuziosamente il sito alla luce degli scavi realizzati nel corso dei decenni da parte della Sovrintendenza. Subito dopo l’accesso dal cancello si giunge nello slargo antistante la chiesa di San Francesco con annesso complesso del convento dei Frati Minori risalente al XVIII secolo. All’ingresso principale si nota subito l’ampia navata della Chiesa di San Francesco sulle cui pareti sono ancora leggibili delle semplici decorazioni. A ovest della chiesa è visibile l’abitato Greco risalente al VI/V secolo A.C. Le più recenti abitazioni, costituite con blocchi, erano separate da stradine che assicuravano la viabilità pedonale e lo smaltimento delle acque meteoriche. L’agglomerato era disposto quasi a ventaglio, ben esposto al sole e con strade che, in alcuni punti, diventavano delle gradinate.