Il cambiamento climatico comporta la necessità di più aria condizionata, allo stesso tempo più aria condizionata significa maggiori emissioni di gas a effetto serra. Siamo bloccati in quello che David Gitlan, CEO di Carrier, ha definito come un circolo vizioso. L’Italia punta quindi a risparmiare sui consumi termici come si evince all’interno della disposizione taglia-consumi in cui è stato modificato il decreto Bollette. La soluzione proposta per un risparmio immediato è limitare l’uso dei condizionatori con dei limiti sulla temperatura degli edifici.
Estati più caldi e inverni più freddi, e i condizionatori sembrano essere benzina sul fuoco di questo problema. Magari non sono la causa principale delle emissioni di gas effetto serra, ma sicuramente non sono neanche un “toccasana”. Così dal 1 maggio entrerà in vigore la nuova stretta sui condizionatori: gli edifici pubblici non potranno utilizzare i condizionatori per portare la temperatura al di sotto dei 27 gradi, i quali diventano 25 gradi se si tiene conto dei 2 gradi di tolleranza. Durante l’inverno invece il termostato dovrà essere fermo sui 19 gradi, anche qui diventano 21 gradi se si aggiungono i due gradi di tolleranza. Il limite massimo sulla climatizzazione invernale varia leggermente (circa due gradi) a seconda del tipo di attività: per gli edifici industriali, artigianali e simili sarà di 18 gradi +2 di tolleranza; 20 gradi +2 di tolleranza invece è la temperatura che non dovranno superare il resto degli edifici. Logicamente non tutti gli edifici pubblici sono soggetti a queste regole: fanno infatti eccezione edifici ospedalieri cliniche, edifici di rappresentanza internazionale. I controlli verranno effettuati dagli ispettori del lavoro i quali appunto verificheranno il rispetto delle temperature e se necessario applicheranno le sanzioni. La pena per chi non rispetta le direttive sono multe che variano dai 500 ai 3000 euro.