Proprio in queste ore il governo di Mario Draghi è al lavoro per varare, probabilmente già entro il weekend, un fondamentale pacchetto di interventi anti-crisi per calmierare ancora i costi di tutta l’energia. Benzina e gasolio in primis. Come si interverrà, in concreto?
Per quel che riguarda benzina e gasolio l’esecutivo non sembra avere molte alternative. Di fatto si percorrerà la medesima strada di Parigi e Berlino, ovvero: verrà sussidiato il prezzo ai distributori riducendo di circa 15 centesimi il costo per litro, secondo una stima riportata da alcuni quotidiani (solo 10 centesimi secondo altri calcoli). Invece sul fronte delle bollette energetiche sarà resa possibile un’ ulteriore rateizzazione, andando oltre le dieci già previste dagli interventi precedenti. Ma ci sarà anche un nuovo sconto, per le famiglie meno abbienti in base all’Isee. Arrivano anche gli attesi nuovi aiuti a favore delle attività economiche colpite dagli aumenti e dalla crisi di offerta delle materie prime. Il ministero dello Sviluppo economico presenterà anche un nuovo fondo di sostegno alle imprese – 800 milioni di euro, si tratta, in parole pover, di nuovi ristori – ma verrà inaugurato anche un fondo di garanzia da un miliardo di euro che consentirà di far fronte all’esposizione delle imprese verso le banche.
Ma torniamo ai carburanti. Da dove arrivano i fondi per il taglio dei prezzi di gasolio e benzina senza piombo? Nessuno scostamento di bilancio per adesso. Sarà finanziato quasi in toto con il maggior gettito Iva generato negli ultimi mesi dai rincari del petrolio. Per evitare nuovo deficit, gli altri sconti verranno pagati grazie ad una tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche (solo alcuni settori energetici), i cui margini – grazie ai contratti di copertura assicurativa – non sono stati toccati in alcun modo dagli aumenti delle ultime settimane.
Sugli extraprofitti, nota oggi il Sole 24 Ore, un primo intervento è già stato predisposto e ora si tratterà di accelerarne l’attuazione anche perché da lì si stima un incasso, per ora prudenziale, di 1,5 miliardi di euro che dovrebbero servire, come detto, a coprire altri interventi contro il caro-energia. Una direzione, quella degli extraprofitti, apprezzata anche dall’Europa che ha stimato a livello comunitario un gettito da 200 miliardi dalla tassazione degli extraguadagni delle società energetiche.
“Muoversi con rapidità e decisione”, aveva detto Mario Draghi la scorsa settimana alla Camera con riferimento all’azione del governo per fronteggiare l’incremento per l’acquisto di benzina e gasolio oltre che per il gas “preservando la stabilità della finanza pubblica”. I tempi sono stretti. Il piano verrà presentato entro giovedì dal Consiglio dei ministri atttraverso uno o più decreti (su questo punto non c’è chiarezza) su cui stanno lavorando i ministri dell’Economia, Daniele Franco, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani mentre i titolari del Mise, Giancarlo Giorgetti, e quello per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, sono concentrati sugli aiuti ai settori produttivi più colpiti dalla crisi.
Come mai la benzina è aumentata così tanto? C’entra la guerra, ma non solo. Infatti a gennaio l’invasione russa in Ucraina era uno scenario lontanissimo ma il prezzo della benzina aveva già cominciato la sua scalata. E a notarlo, oltre agli automobilisti e ai trasportatori, sono state anche le casse pubbliche: che nel primo mese dell’anno ha visto arrivare dalle accise sui carburanti 1,13 miliardi, cioè il 23,5% in più del gettito prodotto 12 mesi prima. L’Italia ha la componente fiscale tra le più alte in Europa, con accise e IVA che pesano per il 55% sul prezzo al consumo della benzina e per il 52% su quello del gasolio.
Le accise sono sempre al centro del dibattito, ma farle calare è meno semplice di quanto si creda. La prima ragione, commenta il quotidiano di Confindustria, è che le accise sugli autotrasportatori sono già al minimo, e anzi l’alleggerimento fiscale su questo gasolio è il più ricco fra i “sussidi ambientalmente dannosi” che in tempi recenti anche se resi archeologici dall’impennata inflattiva sono stati più volte nel mirino delle proposte di taglio per accelerare la transizione “verde”. Esiste anche un problema di coperture. Perché alla finanza pubblica non basta prevedere un’impennata del gettito per coprire nuovi sconti fiscali. Anche questa mossa ha bisogno del nuovo Def, atteso in consiglio dei ministri a fine marzo o inizio aprile. Prima di allora, il taglio delle accise è quasi impossibile.
Verificare le ragioni dell’aumento dei prezzi di gas, energia elettrica e carburanti ed “individuare eventuali responsabilità”. Con questo scopo la Procura di Roma ha aperto ieri un fascicolo d’inchiesta, al momento senza ipotesi di reato od indagati. Gli accertamenti sono stati affidati al Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza.
Assoutenti: “Pieno di diesel costa oggi 24 euro in più rispetto a tre settimane fa”
Dall’inizio della guerra il prezzo alla pompa della benzina è salito in Italia del 19,7%, mentre il gasolio è aumentato del +28,8%. Lo denuncia oggi Assoutenti, che ha messo a confronto i listini odierni dei carburanti con quelli in vigore prima dell’inizio del conflitto bellico.
“Prima dell’annuncio di Putin circa l’operazione in Ucraina un litro di verde costava in Italia in media 1,854 euro al litro, 1,728 euro il gasolio – spiega il presidente Furio Truzzi – Oggi un litro di verde ha raggiunto il livello medio di 2,219 euro al litro, il diesel 2,225 euro/litro. Questo significa che in appena 21 giorni i listini della benzina sono saliti del +19,7%, e un litro di verde costa 36 centesimi di euro in più rispetto al periodo pre-conflitto. Il gasolio è aumentato addirittura del +28,8%, +49 centesimi al litro”. “A conti fatti, un pieno di verde costa oggi 18,2 euro in più rispetto a tre settimane fa, +24,8 euro un pieno di gasolio – prosegue Truzzi – Rincari su cui pesano come un macigno fenomeni speculativi che determinano rialzi dei listini abnormi e del tutto ingiustificati. Per tale motivo chiediamo al Governo di attivarsi contro le speculazioni sui carburanti, e di varare entro questa settimana la sterilizzazione dell’Iva e un taglio delle accise che pesano su benzina e gasolio, unica possibilità per ottenere una riduzione immediata dei prezzi alla pompa”.
Benzina e gasolio alle stelle: le proposte dei partiti
“Ho chiesto con una interrogazione alla Commissione europea se intende inserire un’aliquota massima di accisa da applicare a ogni Stato membro, quali misure intende adottare per compensare gli Stati membri più colpiti dalle mancate importazioni petrolifere dalla Russia e se intende adottare – come mi auguro – un meccanismo unico europeo di negoziazione delle principali materie prime”, fa sapere il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, su Facebook.
“Il governo deve immediatamente imbastire un pacchetto di interventi per porre un freno all’innalzamento spropositato delle tariffe dei carburanti. Il paese rischia la paralisi: la situazione è fuori controllo, e riteniamo che le parole del ministro Cingolani sulla bolla speculativa richiedano il massimo sforzo”: lo sollecitano, in una nota, i membri del comitato Trasporti del Movimento 5 Stelle. “Bolla – proseguono – che oltretutto appare assolutamente ingiustificata, visto che la domanda non è aumentata e l`offerta non è affatto diminuita, anzi. Quindi bisogna agire in primis su una rimodulazione delle accise e su un ricalcolo dell’Iva. Inoltre è necessario che si agisca anche sui produttori che in queste settimane stanno accumulando extra-profitti mai visti, con la creazione di un fondo ad hoc per sostenere in primis gli autotrasportatori, e a seguire tutte le imprese e le famiglie strette nella morsa del caro-carburanti”.
La Lega dal canto suo “chiede al Governo di intervenire con urgenza scegliendo tra due misure temporanee: la non applicazione dell’accisa oppure l’introduzione di un’aliquota IVA ridotta sul carburante fino al ripristino del livello dei prezzi medi comparabili con quelli dell’ultimo trimestre dell’anno 2019, come già operato per il gas per usi civili e industriali. In questo modo si può consentire una tenuta del sistema economico dell’intero Paese durante un periodo di profonda crisi ed instabilità internazionale”.
Il Governo, di fronte allo scenario di nuovi blocchi dei tir, che potrebbero avere ripercussioni sul piano degli approvvigionamenti – in Italia l’85% dei beni viaggia su gomma; uno stop vorrebbe dire meno rifornimenti di merce al commercio e una inevitabile, ulteriore, impennata dei prezzi – tenta di raggiungere una mediazione. Le organizzazioni di settore sono convocate per oggi, martedì 15 marzo, nella sede del Mims, il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili. Per ora sono annunciate nuove proteste il 19 marzo, sabato prossimo. Il fronte più caldo in Sardegna: presidi degli autotrasportatori sulle strade dell’isola.