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Il caso di Viviana e Gioele, scontro sulla richiesta di archiviazione

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E’ attesa per i prossimi giorni la decisione del GIP del Tribunale di Patti Eugenio Aliquó che dovrà stabilire se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dal Procuratore di Patti Angelo Cavallo o andare avanti nell’indagine sul caso della morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele Mondello di 4 anni, trovati senza vita nell’agosto 2020 nei boschi di Caronia.
Secondo la Procura la donna «si è uccisa lanciandosi dal traliccio» ai piedi del quale è stata trovata senza vita. E, con ogni probabilità, prima di uccidersi avrebbe strangolato il figlio Gioele di 4 anni, poi ritrovato nel bosco il 19 agosto. Dunque, nessun duplice omicidio. Ecco perché la Procura di Patti, che coordina l’inchiesta sulla morte della donna e del figlio a luglio aveva chiesto al gip l’archiviazione.«Nessun estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto», come dice la Procura di Patti.
«Tutte le indagini tecniche svolte hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario», spiegava Cavallo. La Procura esclude anche «la presenza di lesioni» sia prima della morte che post mortem «causate da animali». Ed esclude, inoltre, «lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi». Mentre il marito della donna, Daniele Mondello, ritiene che la donna sia stata uccisa.
«Nel corso dell’udienza preliminare abbiamo evidenziato una serie di condotte a nostro avviso omissive che ci sono state, da parte di soggetti che hanno interloquito con Viviana, e comunque anche sulle modalità di ricerca di Viviana e del suo bambino». A dirlo all’Adnkronos, uscendo dal Tribunale di Palermo, è l’avvocato Pietro Venuti. «Ci siamo anche orientati per un approfondimento attraverso una apparecchiatura molto più tecnica, per evidenziare delle lesività che, secondo il tipo di indagine che hanno fatto in questo momento, non è stata ravvisata. E comunque riteniamo che l’ipotesi che è sempre stata seguita dalla Procura dell’omicidio-suicidio sia assurda e lo abbiamo spiegato nell’atto di opposizione. Credo che sia un atto doveroso verso una mamma e il suo bambino», dice ancora l’avvocato Venuti.
Parlando poi dei testimoni che erano nella galleria sull’autostrada Messina-Palermo in cui è avvenuto l’incidente della donna prima della sua sparizione, l’avvocato Venuti dice all’Adnkronos: «Ci sono molte incongruenze anche nelle testimonianze – dice il legale -anche coloro che vedono Viviana uscire dalla galleria non si fermano neppure per aspettare l’intervento delle forze dell’ordine ma vanno via e non si sa per quale ragione. Un altro aspetto riguarda le misure di sicurezza. Non è concepibile che da una galleria una persona possa sparire nelle campagne in pochi minuti. Se ci fossero stati strumenti di sicurezza nè animali nè persone potevano transitare. Né dentro né fuori. Questo è uno dei tanti elementi». E poi l’avvocato punta anche sulle «modalità di individuazione dei Vigili del fuoco» che «già il 4 agosto 2020 avevano già evidenziato con il drone ma queste informazioni sono state date il 19 agosto dalla consulente della Procura e non dai vigili del fuoco, quindi ci sono stati notevoli ritardi», denuncia.
Il marito di Viviana Parisi, Daniele Mondello, accompagnato dai suoi legali, il cugino Claudio Mondello e Pietro Venuti, uscendo dal Palazzo di giustizia non ha voluto fare dichiarazioni. Accanto a lui la sorella Mariella Mondello e la madre. Assenti invece i genitori di Viviana Parisi che vivono a Torino. Nel corso dell’udienza preliminare la Procura ha ribadito la tesi dell’omicidio del bambino e del successivo suicidio della madre che secondo i pm di sarebbe gettata da un traliccio, ai cui piedi è stata poi trovata senza vita. I legali della famiglia insistono invece nel dire che la donna non avrebbe ucciso il figlio e poi si è tolta la vita. Sarà adesso il gip A decidere se accogliere la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura o l’opposizione presentata dalla famiglia.