Home In primo piano Truffa da 3 milioni di euro al servizio sanitario nazionale: coinvolte sette...

Truffa da 3 milioni di euro al servizio sanitario nazionale: coinvolte sette cliniche di Messina

741

I Finanzieri del Comando provinciale di Messina stanno eseguendo un’ordinanza che dispone, nei confronti di 3 persone, la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per 4 mesi e il sequestro di oltre 3 milioni di euro nei confronti di 7 strutture sanitarie private convenzionate. Il denaro, secondo gli inquirenti, sarebbe il frutto di una maxi truffa aggravata al Servizio Sanitario Nazionale.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura guidata da Maurizio de Lucia, coinvolge 26 persone tra funzionari pubblici dell’Asp di Messina, responsabili e dipendenti delle strutture private.
Coinvolti anche i titolari delle più conosciute ed importanti case di cura città dello Stretto. L’attività d’indagine ruota intorno D.R.G. (Diagnosis Related Group), un sistema che consente di classificare ogni caso clinico in una determinata casella (il Ministero della Sanità ha previsto oltre 500 casistiche), variabile in relazione alla diagnosi, agli interventi subiti, alle cure prescritte o alle caratteristiche personali del paziente ricoverato in una struttura accreditata.
Proprio sulla base del D.R.G. attribuito, quindi, in funzione delle risultanze della scheda di dimissione ospedaliera, ogni Regione prevede la tariffa da rimborsare alla casa di cura privata convenzionata, che grava sul Servizio Sanitario Nazionale. Vista la procedura prevista è fondamentale l’attività di verifica, per norma attribuita ad un Nucleo Operativo di Controllo interno all’ASP competente per territorio.
L’inchiesta, consistita in investigazioni documentali, accertamenti bancari, esami di testimoni, intercettazioni, acquisizioni informatiche ha fatto emergere un “articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l’entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario”, scrive il gip, che si realizzava attraverso l’indicazione nella scheda di dimissione ospedaliera un D.R.G. difforme rispetto alle reali attività effettuate. Un raggiro che ha determinato una truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale per oltre 3 milioni di euro.
Al centro dell’inchiesta c’era la dirigente dell’ASP di Messina Mariagiuliana Fazio di 65 anni, di recente andata in pensione e per questo motivo non arrestata e che è indagata per plurime ipotesi di truffa aggravata ai danno dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione. La donna era a capo del Nucleo Operativo di Controllo dell’ASP di Messina. Indagato anche il romano Emmanuel Miraglia di 82 anni, per la Cappellani Giorni S.p.a. e la Giorni S.p.a., società destinatarie, complessivamente, di maggiori importi per 424 mila euro. La dirigente dell’Asp indagata aveva fornito ad un medico, dipendente della Giorni. S.p.a., indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate, al fine di consentire a quest’ultimo di inserire, indebitamente, al posto suo, i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche. Indagato anche il calabrese Domenico Chiera 63 anni, direttore sanitario della Casa di cura gestita dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a., destinataria di maggiori importi per 365 mila euro, indagato anche per accesso abusivo al nominato sistema informatico, il messinese Gustavo Barresi di 51 anni, socio accomandante della casa di cura Villa Salus, destinataria di maggiori importi per 655 mila euro. Per tutti è stata disposta la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire incarichi apicali nell’ambito di imprese e persone giuridiche, per la durata di quattro mesi.
Sono emersi rapporti privilegiati anche con altre case di cura operanti a Messina: la Casa di cura Cristo Retramite l’ad Antonio Merlino di 70 anni, destinataria di maggiori importi per 260 mila euro. Anche per questa Casa di cura sono stati documentati accessi abusivi al sistema informatico della Regione, eseguiti da due dipendenti della società, oggi indagati; la Casa di cura San Camillo, amministrata dalla Provincia Sicula dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, destinataria di maggiori importi per 400 mila euro; la Casa di Cura amministrata dalla Carmona S.r.l., tramite l’amministratrice pro tempore Caterina Facciola di 61 anni, destinataria di maggiori importi provento di truffa per 900 mila euro, tutti indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Indagati anche 14 addetti dell’ufficio guidato dalla dirigente dell’Asp tutti indagati per reati di falso, relativamente ai verbali redatti quali ispettori del Nucleo Operativo di Controllo. Tutti sono indagati per falso, insieme alla dirigente e al direttore sanitario della Cappellani Giorni S.p.a..
Inoltre la dirigente è stata intercettata mentre sollecitava l’aumento di stipendio per il figlio, dipendente della Giorni S.p.a, poi c’è il caso del regalo di costosi gioielli acquistati e pagati dalla casa di cura e i casi in cui la donna chiede l’assunzione di persone a lei vicine.